300€ in meno sulla pensione di ottobre: passato il comunicato ufficiale | Meloni firma il TAGLIA QUOTA

Giorgia Meloni (Fonte X) CorrierediComo.it
A ottobre i cittadini potrebbero ricevere fino a 300 euro in meno sulla pensione. Ecco chi rischia e perché.
La pensione è da sempre un tema delicato e centrale per milioni di italiani.
Ogni intervento normativo genera speranze e timori, perché l’assegno mensile rappresenta la sicurezza economica per il futuro.
Con la prossima manovra il governo sta lavorando a una riforma che promette maggiore flessibilità, ma non senza conseguenze.
Alcuni lavoratori rischiano infatti di ritrovarsi con importi più bassi del previsto. A ottobre, per alcuni pensionati, potrebbero mancare fino a 300 euro sull’assegno.
Le ipotesi di riforma tra equità e sostenibilità
Il governo Meloni ha iniziato a delineare i contorni della nuova riforma previdenziale. L’obiettivo è duplice: garantire maggiore equità e allo stesso tempo mantenere la spesa previdenziale in equilibrio, evitando squilibri nei conti pubblici. Le ipotesi in campo puntano soprattutto ad ampliare la flessibilità in uscita, permettendo ai lavoratori di andare in pensione prima dei 67 anni previsti per la vecchiaia.
Si parla in particolare di due strade. La prima riguarda l’estensione della pensione anticipata contributiva a 64 anni anche per i lavoratori con carriera “mista”, ossia con contributi versati prima del 1996. La seconda, più complessa e ancora in bilico, è la cosiddetta Quota 41 flessibile, che consentirebbe il ritiro dopo 41 anni di contributi con alcune penalizzazioni e limiti legati al reddito familiare. In entrambi i casi la priorità resta quella di non compromettere l’equilibrio raggiunto finora, evitando di pesare eccessivamente sui conti pubblici.
Il rischio di 300 euro in meno sull’assegno
Tra le novità allo studio, quella che più preoccupa i lavoratori riguarda il calcolo dell’assegno per chi decide di anticipare l’uscita. Nel caso dell’estensione della pensione a 64 anni anche ai “misti”, infatti, la condizione posta dal governo è chiara: l’assegno verrebbe interamente calcolato con il metodo contributivo. Questo significherebbe rinunciare ai vantaggi del sistema retributivo, con una riduzione stimata fino a 300 euro al mese rispetto a quanto percepito con le regole attuali.
La misura non riguarderebbe tutti, ma soltanto coloro che scelgono di andare in pensione con qualche anno di lavoro in meno. Una sorta di “penalità” che il governo considera necessaria per garantire la sostenibilità della riforma, offrendo al tempo stesso la possibilità di smettere di lavorare prima. In pratica, chi opterà per la flessibilità dovrà mettere in conto un assegno più leggero, ma potrà godersi da subito il tempo libero guadagnato. Una scelta che divide, ma che apre a nuove prospettive nel panorama previdenziale italiano.