“Solo perché non ho pagato l’affitto”: questo errore ti costa anche il POSTO di LAVORO | La legge è spietata: scatta il licenziamento
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Massima attenzione, con gli affitti non si scherza: basta un piccolo errore, che si rischia addirittura il proprio posto di lavoro.
Vuoi per un’esigenza, vuoi per una necessità impellente o situazionale, vivere in affitto è una delle scelte abitative più diffuse in Italia, un compromesso che, per molti, rappresenta l’unica via per l’indipendenza o la flessibilità.
I pregi sono notevoli: dalla possibilità di cambiare città o quartiere con relativa facilità, alla minore responsabilità per le grandi spese di manutenzione e ristrutturazione che rimangono onere del proprietario. Una libertà apprezzata soprattutto dai giovani, dai lavoratori precari o da chi, semplicemente, non vuole legarsi a un mutuo decennale.
Tuttavia, l’affitto è spesso una “croce” tanto quanto una “delizia”. La debolezza principale risiede nell’incertezza, con il rischio sempre presente di non vedersi rinnovato il contratto o di dover sottostare a canoni crescenti in mercati immobiliari saturi.
Per molti cittadini italiani, e non solo, la mensilità da pagare rappresenta una delle voci di spesa più pesanti sul bilancio familiare, trasformando la ricerca di un tetto in una vera e propria guerra mensile contro l’aumento del costo della vita.
Un incubo con ripercussioni ben più vaste
È proprio in questo contesto di precarietà economica e sociale che l’inadempimento di un’obbligazione, anche apparentemente “privata” come il pagamento del canone di locazione, può trasformarsi in un incubo con ripercussioni ben più vaste.
Le conseguenze di una morosità non si limitano infatti al rischio di uno sfratto esecutivo, ma possono toccare la sfera professionale, scatenando un effetto domino inaspettato e devastante per la propria carriera.

Oltre il pignoramento
Per gran parte dei lavoratori, il mancato pagamento dell’affitto rimane un affare civile tra inquilino e proprietario, con esiti che si risolvono nella perdita dell’abitazione e, al massimo, in un pignoramento.
Esistono però delle categorie professionali per le quali il rispetto delle obbligazioni e un comportamento irreprensibile nella vita privata sono considerati requisiti essenziali per la dignità e l’immagine della professione stessa, e l’inadempienza diventa un illecito deontologico. Ne è di questo avviso il Consiglio Nazionale Forense: l’avvocato che non paga l’affitto – che sia dello studio o dell’abitazione privata – lede la dignità e l’immagine dell’avvocatura stessa e può essere sospeso dalla professione. In diverse sentenze, il CNF ha ribadito che l’onere di adempiere puntualmente ai propri debiti è finalizzato a tutelare l’affidamento dei terzi.
