Passaggio di proprietà, se sgarri di un giorno sei rovinato | Fissato il limite massimo: multa atroce per chi non lo rispetta
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Nel passaggio di proprietà dell’auto il margine d’errore è zero: oltre il limite fissato scatta una sanzione pesantissima.
Quando si compra un’auto usata, molti pensano che basti la firma sull’atto di vendita per chiudere la pratica. In realtà, è proprio dopo quel momento che inizia la parte più delicata: quella in cui il nuovo proprietario deve muoversi nei tempi giusti per non trasformare un affare in un problema. C’è un limite massimo fissato dalla legge e basta davvero sgarrare di un giorno per ritrovarsi in una situazione che può costare carissimo.
La sensazione diffusa è che si tratti di un adempimento secondario, qualcosa che si può sistemare “quando si ha tempo”. Ma il passaggio di proprietà non funziona così: la normativa non è elastica e il termine non è una semplice indicazione di massima, è una scadenza rigida. Chi la sottovaluta rischia non solo una multa pesante, ma anche conseguenze dirette sulla possibilità di circolare con il veicolo e sulla propria posizione nei confronti della Pubblica Amministrazione.
A complicare tutto c’è anche il fatto che, finché la procedura non viene completata, l’auto continua formalmente a risultare intestata al vecchio proprietario.
Questo significa che, in caso di mancata registrazione del passaggio, può nascere un cortocircuito pericoloso: chi guida è il nuovo acquirente, ma chi risponde di bollo auto, multe e danni risulta ancora essere chi ha venduto. Un intreccio che l’Automobile Club d’Italia invita a evitare rispettando con precisione le regole.
Il termine dei sessanta giorni: cosa prevede davvero il Codice della Strada
Come ricorda l’ACI, quando si acquista un veicolo usato l’acquirente deve chiedere la registrazione del passaggio di proprietà al PRA e nell’Archivio Nazionale dei Veicoli, con il rilascio del Documento Unico di Circolazione e di Proprietà a proprio nome. Tutto questo deve avvenire entro sessanta giorni dall’autentica della firma sull’atto di vendita: è questo il limite massimo fissato dalla normativa, oltre il quale scattano automaticamente le conseguenze previste dall’articolo 94 del Codice della Strada.
Se la trascrizione al PRA non viene effettuata entro i sessanta giorni, il quadro cambia subito in peggio: l’ACI ricorda che si applicano sanzioni amministrative a carico dell’acquirente e, in caso di controllo su strada, può scattare anche il ritiro del documento di circolazione. È qui che il concetto di “multa atroce” diventa concreto: il ritardo non viene trattato come una semplice dimenticanza, ma come una vera violazione, con effetti immediati sulla possibilità di usare il veicolo e sui costi da sostenere.

Perché rischia anche il venditore e come può tutelarsi
La mancata trascrizione del passaggio di proprietà non colpisce solo chi compra. Fino a quando l’operazione non viene registrata al PRA, il precedente proprietario risulta ancora intestatario del veicolo e può essere chiamato a rispondere delle conseguenze del suo presunto possesso. L’Automobile Club d’Italia segnala esempi molto chiari: dalla tassa automobilistica non versata alle contravvenzioni al Codice della Strada, fino ai possibili danni a cose o persone provocati dall’auto, tutto può ricadere su chi pensava di essersene liberato.
Proprio per questo, la stessa ACI ricorda che il venditore non è obbligato a restare fermo. In caso di inadempienza dell’acquirente, il precedente proprietario può richiedere la trascrizione al PRA a propria tutela, anche attraverso il ricorso al giudice. È una strada che consente di rimettere ordine nelle intestazioni e di evitare che multe, bolli non pagati o responsabilità civili restino appesi a chi ha correttamente venduto il veicolo. Ma la vera difesa, per tutti, resta una sola: rispettare il termine dei sessanta giorni e non sgarrare nemmeno di un giorno sul passaggio di proprietà.
