Continua con il terzo appuntamento , martedì 16 novembre alle ore 18 presso il salone Musa, l’incontro delle conferenze che l’Associazione Giosue Carducci promuove a titolo: “4 Comaschi in certa d’autore”.
Anche questa volta , come per il precedente appuntamento dedicato agli albergatori comaschi del Quattrocento, si parlerà di un “gruppo” di persone, tentando di individuare i loro comportamenti e i loro pensieri. Il gruppo è digenere femminile: si tratta infatti delle cinque figlie di Giambattista Giovio, nobile e poligrafo comasco tra Sette e Ottocento, erede di una antica e illustre famiglia. Pertanto con un “nome” altisonante da difendere.
Chi ne parlerà èAlessandra Mita Ferraro, docente di storia presso la Università e-Campus di Novedrate. La Mita, fiorentina di nascita ma che da anni studia il Settecento comasco ed ha prodotto numerosi saggi (su Volta, Passerini, Rezzonico) e una corposa biografia proprio su Giambattista e il suo tempo, ha messo a frutto anche, in infaticabili e puntigliose letture, gli epistolari della famiglia Giovio, conservati negli archivi comaschi. Non è facile che pervengano a noi posteri documenti familiari in genere, occorre per questo tipo di documentazione che si sedimenti e che si conservi un archivio domestico. Ma anche quando questo fosse conservato non è detto che al suo interno si trovino abbondanti serie di lettere tra fratelli e sorelle, tra padri e figlie, madri e figlie, tra figlie e figlie, tra amiche. Chi ha esperienza di carotaggi d’archivio e di indagine storica sa che questi carteggi costituiscono una rarità: infatti la documentazione che maggiormente si conserva (è così ancora oggi) è quella che riguarda le proprietà immobiliari.
Sfruttando invece il ricco epistolario provvidenzialmente conservato di questa illustre famiglia, le ragazze Giovio emergono nella vivacità della loro vita quotidiana, nei loro pensieri, nelle loro letture, nei loro sogni, nelle risposte alla vita del tempo che la Mita analizza ed evidenzia in una corretta prospettiva temporale. Ci troviamo inoltre, nel periodo in cui vissero le “ragazze” Giovio in un momento storico molto particolare: il passaggio dall’Ancien Régime alla modernità, durante e dopo la Rivoluzione francese. Le sorelle nascono infatti tra il 1781 e il 1795 e la loro infanzia e prima educazione cade nel torno di tempo della presenza degli Austriaci, dello scoppio della rivoluzione in Francia, delle campagne d’Italia di Napoleone, della venuta dei Francesi e crescono anche del ritorno degli Austriaci.
Come e che cosa pensavano Felice la maggiore (1781), Vincenza la secondogenita (1786), Francesca-Antonietta la terza femmina, ma quarta figlia (1789), Carolina la quarta figlia femmina ma quinta in realtà (1790) e Luigia l’ultimogenita (1795)? Come rispondevano all’educazione paterna, apparentemente più impositiva di quella materna che, per costume, avrebbe dovuto anche lei a sottostare al volere delpaterfamilias?
Esse sono allineate al cliché e subivano le regole dettate dal buon costume del ceto a cui appartenevano o si ribellavano e pensavano con la propria testa? Ed i genitori, come si comportavano nei loro confronti, cioè verso il genere femminile, rispetto ai figli maschi che pur vivevano all’interno del nucleo familiare? Erano impositivi o tolleranti?
A tutte e ad altre domande Alessandra Mita cercherà di rispondere con la conferenza di martedì prossimo a titolo “Felice, Vincenza, Francesca-Antonietta, Carolina, Luigia … privilegiate figlie aristocratiche o giovani ribelli?”
Il tema è di indubbio interesse per approfondire i comportamenti veri e svincolarsi da preconcetti o stereotipi e, inoltre, per contestualizzare storicamente il lungo processo di crescita della autocoscienza femminile.
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