«Devi dimagrire»: la mamma rinviata a giudizio

«Devi dimagrire»: la mamma rinviata a giudizio

La Procura di Como – pubblico ministero Massimo Astori – contestava a una madre di 49 anni il maltrattamento della figlia, in un periodo compreso tra l’ottobre del 2017 e lo stesso mese del 2018, quando cioè la zia della ragazza – che all’epoca aveva 16 anni – denunciò in Questura a Como il ferreo regime alimentare cui era tenuta la nipote minorenne. Le indagini avevano permesso di ricostruire quanto era accaduto, partendo dai «50 chili di peso» che – a detta della madre – la figlia non doveva superare perché «la bilancia non inganna». Una dieta a base di passati di verdura e insalate, con l’ossessione del peso limite (da misurare sulla bilancia e con una cadenza maniacale) per una adolescente alta 1 metro e 72 centimetri.

La vicenda era stata duramente contestata dalla difesa, tesi riassunta in una lunga memoria che è stata prodotta nel corso dell’udienza preliminare di ieri. A supporto anche le parole del padre, che ha sollevato la madre da ogni responsabilità. Tutto questo non è bastato, tuttavia, a ottenere la fine dell’incubo giudiziario per la donna, che è stata rinviata a giudizio con processo che inizierà nella primavera del 2022. È questo l’epilogo dell’udienza che si è tenuta ieri mattina di fronte al gup Laura De Gregorio.Le indagini, come detto, erano partite dopo una segnalazione della zia (medico) preoccupata per i continui svenimenti, mal di testa e per la stanchezza cronica che aveva ormai colpito la nipote, che aveva anche perso il ciclo mestruale.

L’indagine era approdata prima a una misura cautelare. Una ordinanza restrittiva che aveva imposto l’allontanamento della mamma dalla casa e il divieto assoluto di avvicinare e comunicare con la figlia. Erano poi seguiti un incidente probatorio – in cui era stata sentita la presunta vittima – e una ulteriore consulenza tecnica sulla vicenda.La misura cautelare, nel frattempo, era stata revocata perché il periodo di allontanamento – secondo il giudice – era servito a migliorare la situazione, rendendo meno difficili i rapporti tra mamma e figlia. Ora la vicenda arriverà all’epilogo dell’aula, dove la difesa potrà giocare tutte le carte per dimostrare l’eventuale innocenza della mamma.