Incendia la cella e aggredisce gli agenti: sette feriti

Incendia la cella e aggredisce gli agenti: sette feriti

Un detenuto del Bassone è accusato di aver appiccato un incendio in cella e di aver aggredito gli agenti della polizia penitenziaria.È di sette feriti il bilancio del nuovo episodio di violenza in carcere nella struttura di Albate, evento denunciato dal segretario provinciale dell’Unione Sindacati Polizia Penitenziaria di Como Fabiano Ferro. «Un detenuto magrebino già noto per essere incline a gesti di grave indisciplina ha incendiato il materasso della propria cella e parti infiammabili della stessa – ha spiegato Ferro in un comunicato stampa giunto in redazione – È l’ennesimo evento critico generato dallo stesso soggetto nel giro di pochi giorni. Ma al di là del gesto, quello che conta è il dover assistere al quotidiano rischio cui il personale di polizia penitenziaria è esposto, per evitare gravi conseguenze al soggetto o salvargli la vita».Dopo aver appiccato l’incendio, il detenuto ha anche aggredito gli agenti intervenuti. «Sette agenti hanno avuto bisogno delle cure del pronto soccorso, con prognosi fino a 20 giorni, qualcuno per le lesioni, altri per l’intossicazione – fanno sapere dal sindacato di polizia penitenziaria – Sono queste le conseguenze della grande professionalità del personale».«Il penitenziario di Como è uno scenario ormai noto per il costante verificarsi di eventi critici – ha aggiunto poi Gian Luigi Madonia, segretario regionale dell’Uspp per la Lombardia – In un Paese in cui il sistema penitenziario si è rivelato impotente e inefficace, si rilevano anche aspetti organizzativi delle singole strutture che lasciano perplessi. Possibile che un soggetto già noto per appiccare incendi, venga regolarmente fornito di tutto? Deve rimetterci la pelle qualcuno?».«All’interno delle nostre strutture ci sono troppi detenuti psichiatrici – conclude lo stesso Madonia nel suo intervento – La politica è distante dai problemi del carcere, incapace di trovare soluzioni. Dietro le statistiche ci sono donne e uomini dello Stato che rischiano la vita e troppo spesso portano segni psicologici indelebili, per ciò che hanno visto o subìto. La politica dovrebbe dimostrare tutta quella sensibilità che dice di avere».