Leonardo, Sant’Elia e il bene della città

Il futuro delle grandi mostrePuntuale, come il panettone a ogni Natale, Como ha regalato la polemica sulle grandi mostre, quest’anno in versione aumentata, per usare una metafora cinematografica in versione “3d”: non si dibatte solo in consiglio o in giunta, ma davvero a 360 gradi.L’ex assessore alla Cultura di Como, Sergio Gaddi, è uscito di scena, ma rientra dalla finestra, mettendo in imbarazzo la giunta attuale, con l’unico progetto che la precedente di Stefano Bruni aveva messo in campo con successo fra tanti buchi nell’acqua come paratie e Ticosa, ossia le grandi mostre. Come uscirne?Intanto la città non propone un bel biglietto da visita con tanta litigiosità sottopelle. Il Comune ha dei tesori, come i disegni di Sant’Elia, e con il progetto varato dalla giunta Lucini e sostenuto dall’assessore alla Cultura attuale, Luigi Cavadini, intende metterli in mostra, per quanto può.Il problema è se Sant’Elia – e gli architetti che si sono ispirati alle sue profetiche provocazioni – sappia reggere la concorrenza con quanto fatto da Sergio Gaddi in passato, cioè nove mostre che hanno portato Villa Olmo nella classifica dei primi dieci luoghi d’arte d’Italia con 800mila visitatori in tutto. E poi c’è il caso, non ancora risolto, della mostra su Leonardo, che contrasta per quanto riguarda il periodo con il progetto varato da Cavadini: Gaddi la vorrebbe fare tra marzo e luglio, esattamente quanto preventivato dalla giunta attuale con il percorso architettonico. Ma se Leonardo è gratis per le casse comunali come annunciato da Gaddi, perché non arrivare a un accordo, per il bene della città?Gaddi si assuma il rischio, come ha detto di voler fare godendo anche dell’appoggio di uno studioso vinciano come Carlo Pedretti, e gli si dia la possibilità di fare la mostra. Deve guadagnarci solo il pubblico, e nella fattispecie ci guadagnerebbe non poco.Ginetto Gardini