«L’appalto integrato che copiammo da Parigi»

«L’appalto integrato che copiammo da Parigi»

Parla l’ex assessore Nini BindaIl coinvolgimento dei privati fu il fattore che cambiò il sistema di manutenzioneIl Global Service ha origini francesi. A importarlo da Parigi fu, all’epoca della giunta Botta, l’allora assessore Nini Binda. «Quando diventai assessore iniziai a occuparmi anche del verde cittadino. Mi resi conto di come si trattasse di un settore, allora come oggi, per il quale non erano mai previste somme adeguate. Così decisi di inventare qualcosa di nuovo per superare questo ostacolo – ricorda Nini Binda – E fui il primo a capire che per curare il verde di Como c’era bisogno innanzituttodell’intervento anche di sponsor privati. Allora, per la prima volta, ne coinvolsi alcuni per abbellire la storica fontana di Camerlata e l’aiuola di piazza Matteotti».E questo fu il primo passo decisivo. «Successivamente, mi trovai a Parigi per impegni personali e chiesi come si occupassero della manutenzione e della cura del verde. Mi spiegarono appunto che attraverso un appalto integrato, assegnavano questo compito a un Global Service che si occupava di tutto. Così proposi di fare lo stesso a Como – spiega sempre Nini Binda – E fu una mossa azzeccata».Conclusa l’epoca Botta, il Global Service venne ripresentato anche durante l’era Bruni. «La gara d’appalto per questo servizio non aveva più, però, gli stessi requisiti di prima. E questo, ipotizzo, potrà aver ingenerato dei dissapori che sinceramente non conosco nel dettaglio, tra il sindaco e l’allora assessore Cristian Mantero, che poi andò via».Una, però, rimane la convinzione più importante. «Una città che, oggi più di prima, si vuole presentare, giustamente, come turistica non può prescindere da una cura perfetta del verde. Il decoro e l’arredo urbano sono il biglietto da visita che si mostra ai turisti», conclude Nini Binda.

Fabrizio Barabesi