Mostra degli antichi calici in Duomo

In occasione della festa di Tutti
i Santi, la cattedrale di Como propone, come è ormai consuetudine da
qualche anno, una piccola mostra nella quale saranno esposti alcuni
fra i suoi tesori e, nel caso specifico, i calici più
rappresentativi custoditi in duomo.
L’esposizione,
a cura di Rita Pellegrini, è intitolata «calicem
salutaris accipiam». i sacri calici della cattedrale di como
e verrà allestita nella sacrestia dei canonici. Sarà visitabile dal
28 ottobre al 10 novembre, con orario 10.45-12.00 / 15.00-17.45.
Nello stesso periodo verranno proposte due conferenze a tema. La
prima, tenuta da don Simone Piani, avrà luogo il 27 ottobre alle ore
15.00 e sarà dedicata a un approfondimento liturgico sul “calice
della Nuova Alleanza”. La seconda, tenuta da Rita Pellegrini il 10
novembre alle ore 15.00, evidenzierà come i calici della cattedrale
costituiscano un “patrimonio di arte, di fede e di storia”.
Nell’ambito
delle suppellettili liturgiche, i calici sono inclusi fra i
cosiddetti “vasi sacri”, quelli cioè destinati a entrare in
contatto con il Corpo e il Sangue di Cristo. Pertanto essi vengono
preventivamente benedetti purché, come richiedono le norme
ecclesiastiche,
«siano veramente degni, decorosi e belli, senza però alcuna ricerca
di una mera sontuosità».
Tali
caratteristiche si addicono anche ai calici della cattedrale di Como,
che annoverano importanti esemplari risalenti al XVIII e XIX secolo.
Purtroppo non si sono invece conservati pezzi di epoca più antica,
testimoniati però nei documenti cinque- e seicenteschi della
cattedrale, a motivo soprattutto dell’usura, nonché della
sostituzione con calici considerati più “moderni”.
Il
più antico fra quelli in mostra è un manufatto di area tedesca
degli inizi del Settecento. Apparteneva a un canonico del duomo, e
cioè al sacerdote di origine svizzera Alberto Federico Gutt. Nato a
Colmar nel 1694 in una famiglia di fede evangelica, all’età di
quindici anni il Gutt si convertì ed entrò nella Chiesa cattolica.
Accolto a Como dal vescovo Olgiati, che lo cresimò, si dedicò in
seguito agli studi teologici a Milano per poi tornare a Como, dove
rimase fino alla morte, condividendo la residenza tra questa città e
la svizzera Mendrisio. Il suo calice è abbellito da medaglie in
argento cesellato, raffiguranti scene di carattere eucaristico, da
gemme e da piccoli smalti.
Di
manifattura milanese è invece un pezzo eseguito tra il 1822 e il
1861 da Cristoforo Corbella, noto soprattutto per la sua produzione
di argenteria per uso domestico. Il calice fu donato al duomo da una
sua benefattrice, la signora Maddalena Nessi Luraschi, la quale
partecipò anche, con una ingente offerta, alla realizzazione del
pavimento in marmo del presbiterio. Anche questo calice è
caratterizzato da belle medaglie in argento dorato, raffiguranti gli
evangelisti con i loro simboli.
Un
gruppo di calici è riferito alla figura del vescovo di Como Pietro
Carsana, in carica dal 1871 al 1887. Fra di essi se ne annovera uno
donatogli da papa Pio IX per la sua sua elezione a vescovo: fu
eseguito da un argentiere romano e raffigura i quattro Dottori della
Chiesa. È invece opera del celebre artista milanese Eugenio Bellosio
un calice offerto al vescovo nel 1885 dal clero ticinese. L’occasione
fu quella dello storico distacco di alcune terre del Ticino dalla
diocesi di Como. Infatti il calice raffigura, oltre allo stemma
vescovile, quello del Canton Ticino.
Al Carsana
era destinato anche un elegante calice di manifattura francese, che
non poté essergli consegnato per la sua sopravvenuta morte. Secondo
l’uso dell’epoca in cui fu fabbricato (1887 ca.), il manufatto è
ispirato agli antichi calici medioevali e rinascimentali ed è ornato
da incisioni e da placchette a smalto con decorazioni simboliche. È
corredato da una patena incisa con il motivo delChrismon.
Fra
i calici della cattedrale se ne annovera anche uno appartenuto al
sacerdote comasco Giuseppe Maria Velzi, nato nel 1767 e creato
cardinale nel 1832 da papa Gregorio XVI, che lo nominò anche vescovo
di Montefiascone. Il manufatto venne realizzato intorno al 1832-’34
dal romano Francesco Colein ed è caratterizzato da tre statuine
raffiguranti le virtù teologali (Fede, Speranza e Carità), che ne
ornano la base. Esso riprende un modello molto replicato a
quell’epoca. Infatti ne esistono vari analoghi, soprattutto in
alcune città italiane che appartenevano allo Stato Pontificio. Un
esemplare molto simile a quello del duomo di Como si trova presso il
convento bolognese di S. Domenico ed è opera dello stesso Colein.
Simile è anche un calice custodito nella cattedrale di Mazara del
Vallo.