Tornano in libertà i due fratelli dell’Altolago, residenti a Dongo e Domaso, rispettivamente di 47 e 51 anni, accusati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo di essere coinvolti in un giro di traffico di migranti lungo la rotta definita “balcanica” che dal Kosovo porta alla Slovenia, poi a Milano, a Como e infine al Canton Ticino.
Le ipotesi di reato a loro carico parlano di associazione per delinquere finalizzata appunto a questo traffico, motivo per cui nei giorni scorsi sono stati colpiti – assieme ad altre 15 persone – da un fermo di indiziati di reato su mandato della Dda di Palermo. Ma il giudice di Como, nell’interrogatorio di ieri mattina, non ha convalidato il fermo aprendo ai due fratelli le porte della cella del Bassone. Gli indagati si trovano ora ai “domiciliari”.
Il magistrato, dunque, non avrebbe ritenuto sussistenti le accuse a carico dei due sospettati e tanto meno il rischio di una eventuale fuga all’estero.Possibile dunque che secondo il gip di Como i due fratelli – accusati dell’accoglienza di due clandestini dopo averli recuperati in stazione a Milano e consegnati poi per il passaggio in Svizzera – non fossero in realtà a conoscenza (o comunque non fossero consapevoli) del “gioco” che si stava svolgendo tra il Milanese, il Comasco e la provincia di Sondrio relativo al passaggio di stranieri irregolari dall’Italia alla Svizzera.
Secondo l’indagine della Dda erano due le organizzazioni che agivano, una operativa in Sicilia, l’altra tra Como e la Valtellina. Per passare il confine venivano chiesti ai migranti 600 euro, mentre l’intero viaggio dal Kosovo a Como poteva venire a costare fino a 5mila euro.
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