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“Allegra”, inno alla libertà conquistata

Narrativa di casa nostra

Giunto secondo al premio letterario “Il Tombolo” di Cantù, il romanzo Allegra (Como, Ibis, pp. 155, 12 euro), esordio della comasca Donata Vittani, di professione copy editor e copywriter, ha una trama ben costruita che immerge nelle atmosfere di un noto microcosmo di città di provincia quale potrebbe essere Como, e allo stesso tempo trasporta oltreoceano, fino in Argentina.Preoccupato per l’allontanamento senza spiegazioni di Allegra, sua amata compagna che con lui divide un appartamento

a Buenos Aires, l’artista argentino Jorge chiede aiuto ad Alice, amica d’infanzia di Allegra. Proprio a bordo dell’aereo che la porterà in Argentina, ha inizio il racconto di Alice, “fuori” e “dentro” se stessa.La ricerca dell’amica diventa, infatti, per la quarantenne protagonista un viaggio nella propria vita.Il vissuto di Alice, da storia personale, si apre poi a simbolico affresco – ben calibrato tra acuta ironia e rievocazione di cicatrici dell’anima che ancora dolgono – di una generazione di donne nate e cresciute in una città provinciale. Ciascuna con il proprio carattere, gli amori falliti, le fragilità psicologiche, le lotte contro l’ipocrisia del tessuto sociale («Una città dove si esisteva solo se si era parte di un gruppo: lo sporting club, l’associazione culturale, la parrocchia, il partito…»). Margherita, Betta, Allegra, pur non essendo protagoniste, accompagnano idealmente Alice nel suo definitivo stacco dal passato.Passando dall’oggi ai giorni d’infanzia e dell’adolescenza, il filo di Alice tiene legato il lettore che vuole capire le ragioni delle scelte della protagonista e dell’amica ma che, fino all’ultima pagina, non ha una risposta.Efficace e realistica poi la descrizione di Buenos Aires, fatta di luoghi non scontati, per nulla romantici, calcando i quali Alice si immedesima in Allegra, fino quasi a divenirne l’alter ego.Si colgono, nelle parti in cui Alice e Jorge seguono il “filo rosso” di Allegra, tutta la fragilità e la bellezza di un Paese che ha molto di familiare, un mosaico che si ama da vicino ma che si coglie solo nell’insieme e dove Allegra ha saputo trovare – lei sì – la totale libertà di essere se stessa.Lo stile di Donata Vittani è asciutto ma non freddo. E numerosi sono i passaggi poetici. A cominciare dalla riuscita descrizione di Alice che è «come il palo borracho, gli alberi ubriachi di Buenos Aires sgraziati e impacciati dentro un tronco gonfio di spine».

Katia Trinca Colonel

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