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Amianto in Ticosa, il Comune contesta i dati dell’azienda

Il caso – Palazzo Cernezzi non è del tutto convinto del responso fornito dai privati. Sullo sfondo, però, si profila anche il rischio di un contenzioso legaleSi tinge di giallo la bonifica: l’amministrazione affida un incarico per accertare la quantità di materiale pericolosoSi tinge di giallo la bonifica dell’ex area Ticosa. Che qualcosa non filasse proprio liscio si era già intuito da tempo, in realtà. Ma ora emergono dettagli inquietanti sull’operazione in corso. E, ancora una volta, la parola chiave per capire cosa ci sia sotto – sotto ogni profilo – suscita una certa inquietudine: amianto.Come noto, il 9 gennaio di quest’anno partì la bonifica del sottosuolo dell’ex Ticosa. A condurla materialmente, l’azienda Autotrasporti Pensiero di Cairo Montenotte(Savona) vincitrice della gara pubblica indetta dal Comune l’anno scorso con il notevolissimo ribasso del 21% rispetto alla base d’asta di un milione 895mila euro fissata da Palazzo Cernezzi.I lavori sono proseguiti senza particolari intoppi fino allo scorso mese di luglio, quando è intervenuta una variabile imprevista. L’azienda, infatti, ha illustrato i risultati della bonifica, presentando però un sostanzioso aumento delle spese necessarie per l’ultimazione a causa del rinvenimento di più amianto del previsto (con annesse complicazioni tecniche ed economiche per lo smaltimento).Una versione che non ha convinto fino in fondo l’amministrazione comunale, tanto che l’assessore all’Ambiente Bruno Magatti ha voluto approfondire la questione. Anche perché, nel frattempo, alla luce delle novità prospettate dalla ditta, il consiglio comunale ha dovuto deliberare un maggiore stanziamento di 800mila euro per la copertura economica della bonifica.E qui si arriva ai giorni nostri.Tra la scorsa settimana e mercoledì, infatti, si sono svolti due incontri tra Comune di Como, Arpa e Provincia per valutare fino in fondo la vicenda. Ne è nata una decisione abbastanza clamorosa e foriera di possibili sviluppi pesanti. Il Comune, affidandosi a un laboratorio altamente specializzato, ha infatti deciso (con l’avallo convinto degli altri due enti) di condurre nuovi campionamenti del materiale raccolto nell’area Ticosa dall’azienda ligure. Una scelta non propriamente neutra, ovviamente, visto che lascia trasparire come minimo la volontà del Comune di verificare una volta in più quanto dichiarato e messo nero su bianco dalla Autotrasporti Pensiero.I controlli dovrebbero partire già nei prossimi giorni. E avrebbero un obiettivo dichiarato: valutare se la quantità di amianto che l’azienda ha dichiarato di aver rinvenuto nel sottosuolo dell’ex Ticosa è effettivamente tale oppure minore. Il che apre due scenari.Il primo, nel caso in cui i dati certificati dal laboratorio di fiducia della ditta libera fossero confermati tali e quali, di fatto costringerebbe “semplicemente” il Comune a rassegnarsi circa la maggiore spesa per la copertura dei costi.La seconda, invece, potrebbe determinare una variazione del quadro sostanziale. Se i tecnici-arbitri incaricati del Comune, dopo le prove di laboratorio, dovessero riscontrare una presenza inferiore di amianto nei detriti già accumulati nell’area, si andrebbe immediatamente a una contestazione dei dati riferiti dai privati. Situazione decisamente scomoda, per altri due motivi. Da un lato, infatti, il rischio di un contenzioso più o meno aspro tra azienda e amministrazione si farebbe molto concreto. Di conseguenza, salvo accordi bonari e reciproca volontà di trovare una mediazione indolore, nessuno potrebbe prevedere il finale di tanta complicazione.La prospettiva più nefasta in assoluto – ma ormai non escludibile a priori – consiste ovviamente nello sbocco della querelle in un’aula di tribunale. Con tutte le incognite del caso: i tempi per l’accertamento della verità, il sicuro congelamento dell’iter di bonifica, le mille variabili legate alle diverse sentenze possibili. Insomma, uno scenario da brivido. Eppure non è certo un caso che, tra i campionamenti della prossima settimana, ne sia prevista anche una serie da sigillare subito ermeticamente. Motivo? L’eventuale utilizzo, nel peggiore dei casi possibili, come prova dirimente nel caso di un temibile contenzioso legale.

Emanuele Caso

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