Approccio sbagliato, zero reazione: ecco perché Cantù è affondata a Trento

Pallacanestro Cantù

Cantù disfatta - Pixabay - CorrierediComo.it

Difesa fragile, attacco confuso e tanti errori: i biancoblu crollano nella prima giornata. Il coach: “Serve un cambio immediato di mentalità”.

Un ko clamoroso l’esordio in Serie A dell’Acqua S.Bernardo Cantù.

Quello che hanno vissuto squadra e tifoseria è stato un trauma sportivo molto grave. Il 109-69 rifilato dalla Dolomiti Energia Trentino è un punteggio che non passa inosservato.

Tuttavia non è solo una sconfitta, ma è anche il riflesso fedele di una prestazione inenarrabile. Cantù non è mai esistita in campo, fin dai primi possessi: i padroni di casa hanno dominato ogni aspetto del gioco, mentre i brianzoli affondavano, incapaci di reagire.

Lo ha ammesso senza giri di parole coach Nicola Brienza, visibilmente scosso nel post partita: “Siamo stati impresentabili dai primi cinque minuti. Approccio non all’altezza della Serie A”.

Il clamoroso flop dell’esordio in Serie A

La dichiarazione di Brienza purtroppo è la fotografia di un disastro annunciato. Il coach ha raccontato anche di una settimana di allenamenti sotto tono, piena di segnali negativi che, purtroppo, si sono trasformati in realtà.

Questo significa che dal punto di vista tecnico-tattico, la disfatta ha radici ben radicate. Cantù non è stata in grado di sostenere il piano partita e Brienza ha spiegato come un episodio all’apparenza banale abbia rappresentato il momento-chiave. Infatti il canestro da tre di Hassan allo scadere del primo tempo è la chiave di volta. “Avevamo tre falli da spendere e avevamo chiesto di far fallo per evitare quel tiro. Non l’abbiamo fatto”.

Cantù squadra
Cantù deve rivedere le tecniche di gioco – istockphoto – CorrierediComo.it

Errori in partita

Questa debacle racconta molto: poca concentrazione, scarso ascolto, difesa passiva. E poi i fondamentali: 19 palle perse, un numero enorme di rimbalzi offensivi concessi, tiri liberi sbagliati (9/22!), tutto aggravato da una certa debolezza di fondo. Trento, invece, ha giocato con precisione, portando 12 giocatori precisi, attenti e in forma perfetta. L’attacco di Cantù? Praticamente inesistente per tre quarti: senza rimbalzi difensivi non si corre, senza ordine non si costruisce.

Questo è il momento di switchare. Brienza è molto consapevole: “Meglio un pugno fortissimo ora che tanti più piccoli dopo. Questo ci deve svegliare”. La reazione è attesa già domenica prossima contro Reggio Emilia: ci saranno risposte da dare, e nessuno potrà nascondersi. Il problema non è solo tattico: serve un cambio di atteggiamento, perché la Serie A non perdona. Cantù ha ancora 29 partite per dimostrare chi è davvero. Ma servirà ritrovare compattezza, intensità e voglia di combattere, perché un altro match tremendo come quello di Trento non è tollerabile.