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“Archivio del Moderno” nell’ex Uli di Como

Un grande centro studi sul Razionalismo architettonico, che sia anche un punto di riferimento per collezioni d’architettura ed arte del Novecento.

Da installare nell’ex Uli di via Pessina a Como, l’edificio razionalista di Cesare Cattaneo e Pietro Lingeri (poi da questi fortemente rimaneggiato) che è sede dell’Asl e proprietà della Regione.È l’obiettivo di lungo periodo, che permetterebbe di riaprire la grande questione del museo del Razionalismo nella vicina Casa del Fascio di Giuseppe Terragni in piazza del Popolo, al quale guarda la trattativa aperta da poco (ma si vorrebbe concludere il progetto in pochi anni) tra Comune di Como e Archivio del Moderno, costituito in fondazione nel 2004, per atto dell’Università della Svizzera italiana come archivio e istituto di ricerca.

La struttura è nata contemporaneamente all’Accademia di architettura di Mendrisio e ha bussato alle porte di Palazzo Cernezzi; è stato chiamato in causa nel sopralluogo anche l’Ordine degli Architetti di Como. «Siamo favorevoli all’iniziativa – dice il presidente, l’architetto Michele Pierpaoli – perché ha un obiettivo concreto e sostenibile e riapre il grande dibattito sul ruolo delle sedi museali a Como».Lo scopo dell’incontro è stato presentato nella recente riunione della Commissione Cultura del Comune.L’Archivio del Moderno offrirebbe a Como i suoi archivi di pertinenza italiana, contenenti documenti di grande rilievo di maestri quali Marco Zanuso e Ignazio Gardella, da ospitare appunto nell’Uli che diverrebbe il museo del Razionalismo tanto auspicato. Anche nel programma di governo della Lega, come è noto, c’è esplicitamente la realizzazione nella Casa del Fascio di Terragni di un grande museo d’arte del Novecento. La presenza degli archivi italiani tutelati da Mendrisio, che si farebbe carico anche della conservazione in terra italiana secondo quanto emerso nei primi incontri, farebbe da volano per trovare all’Uli una sede degna, fisica e di ricerca, per altri archivi comaschi, da quello di Antonio Sant’Elia, architetto futurista, a quello di Mario Cereghini, tuttora nella Pinacoteca di Palazzo Volpi, da quello dello stesso Giuseppe Terragni a quello di Cesare Cattaneo ora conservato a Cernobbio, fino a quello di Gianni Mantero, senza dimenticare la figura di Ico Parisi.

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