Il commentoIl monumento, ancor prima di sorgere, riaccende i riflettori sulle atrofie di Como. Negli anni ’50 già si rinunciò al Cern poi sorto a Ginevra, per miope provincialismo. Ci si divide sull’estetica dell’opera (quindi in termini soggettivi) o sul rischio che modifichi il sacro lungolago (con ipocrisia, visto che sui precedenti sono mancate analoghe proteste). Ma si trascurano i soldi in ballo, oltre un milione. Tante energie spese con entusiasmo dai finanziatori significano che c’è voglia di futuro, nell’imprenditoria locale. Speriamo in analoga solerzia là dove c’è sete di lavoro.
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