(ANSA) – ROMA, 06 GEN – Il primo ministro conservatore australiano Scott Morrison non si appellerà al presidente uscente Usa Donald Trump perché accordi la grazia al cittadino australiano Julian Assange, in seguito alla decisione di un tribunale britannico di respingere l’istanza di estradizione del fondatore di WikiLeaks, per motivi di salute e di rischio di suicidio. I sostenitori di Assange ed esponenti dell’opposizione laburista e dei Verdi chiedono a Morrison di premere su Trump perché conceda la libertà al 49/enne australiano, ma secondo fonti governative citate oggi dal Sydney Morning Herald non vi è intenzione da parte di Canberra di sollevare la questione né con Trump, né con l’imminente amministrazione Biden. La ministra degli Esteri Maris Payne ha dichiarato in particolare che l’Australia “non è parte della causa e continuerà a rispettare il procedimento legale in corso, inclusa la considerazione da parte del sistema giuridico del Regno Unito di istanze di scarcerazione o di appelli”. Ha aggiunto che il governo ha presentato 19 offerte di assistenza consolare ad Assange, rimaste senza risposta. L’autorevole giurista Geoffrey Robertson, ha difeso Assange senza successo contro procedimenti di estradizione nel 2010, ha chiesto al governo australiano di far sentire il suo peso dietro la campagna diretta a ottenere che il Dipartimento di Giustizia Usa rinunci al suo appello contro la decisione della giudice britannica Vanessa Baraitser. (ANSA).
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