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«Attenti ci vengono addosso»: l’urlo di Luca che ha salvato gli amici in barca con lui

«Attenti, ci vengono addosso». Un urlo improvviso, in mezzo al lago, a turbare una splendida giornata di sole. L’avrebbe lanciato proprio Luca Fusi, il 22enne di Guanzate morto nella tragedia di venerdì sul Lago di Como. Un grido che avrebbe permesso agli amici, 22 anni anche loro, di Fenegrò e Lurate Caccivio, di prepararsi all’impatto e di salvarsi. Luca, invece, non è riuscito a fare altrettanto, venendo colpito dalla barca con a bordo gli undici turisti belgi. C’è anche questo aspetto ulteriormente drammatico a creare sgomento per la tragedia di Lenno, davanti al Golfo di Venere. Nome che profuma di bellezza e che mai come in queste ore suona stonato di fronte a quanto avvenuto.

Luca non è riuscito a salvare se stesso, ma con quell’urlo improvviso ha salvato i suoi amici. Il ragazzo si sarebbe insomma accorto di quanto stava avvenendo, trovandosi il motoscafo dei turisti a pochi passi da lui, diretto in perpendicolare contro la barca su cui lui stesso si trovava. Il 22enne di Guanzate era seduto sul lato sinistro del motoscafo, dalla parte opposta a dove si trovava il volante collegato al timone. La barca dei turisti belgi ha colpito proprio in quel punto, dove c’era lui, senza lasciargli scampo. Il segno sul fianco è ben visibile, spaccato in due dalla chiglia dell’Nxt 20 che è poi “saltato” sopra l’altro motoscafo che era fermo in mezzo al lago danneggiando gran parte dello scafo e pure la parte opposta del Sea Ray 240. La velocità dunque – che ora verrà ricostruita da un consulente tecnico della Procura – doveva essere sufficiente per permettere tutto questo.Anche i due amici 22enni sono rimasti contusi nell’impatto, uno a una spalla. Ma le lesioni sono lievi e guaribili in pochi giorni. Quello che non è guaribile è quanto avranno nel cuore, il ricordo di un amico morto davanti ai loro occhi dopo aver lanciato quell’urlo improvviso, in pieno pomeriggio, che forse li ha salvati. Permettendo loro di prepararsi all’impatto, uno anche di lanciarsi in acqua evitando le conseguenze peggiori dello schianto.

Un altro elemento è al vaglio dell’inchiesta e potrebbe essere di non poco conto per spiegare l’accaduto: pare che su motoscafo dei turisti belgi ci fosse della musica ad alto volume. Un particolare questo che se venisse confermato dall’indagine, che è appena all’inizio, potrebbe spiegare il perché non siano state udite le urla cercando quantomeno di rallentare l’impatto. La certezza fin da ora, come detto, è che la ragazza che era al timone non aveva bevuto, era quindi apparentemente nelle condizioni di poter pilotare. Gli amici avrebbero detto pure loro di non aver visto la barca. Che però era ferma in mezzo al lago, senza muoversi. Con i tre amici intenti solo a prendere il sole. Di certo dunque non un ostacolo sbucato all’improvviso ma che avrebbe potuto (e dovuto) essere visto già molto prima dell’impatto fatale.

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