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Autonomisti pronti a un patto federativo con i centristi

Grandi manovre sul territorioGiancarlo Galli: «Ne discutiamo da un pezzo, non penso sia un segreto per nessuno»I riflessi della crisi politica nazionale e l’ipotesi sempre più probabile di elezioni anticipate, accorpate magari alle amministrative, cambiano completamente anche gli scenari locali. I protagonisti cercano di orientare la propria bussola verso approdi meno perigliosi. Totalmente diversi da quelli immaginati soltanto poche settimane fa.Il caso più significativo sul Lario riguarda Autonomia Comasca, il gruppo nato dalla scissione del Pdl a Villa Saporiti e forte oggi di due assessori e

sei consiglieri provinciali, oltre che di numerosi amministratori in piccoli e medi Comuni. Gli autonomisti sono a un bivio: sanno di non poter più correre da soli, soprattutto in Provincia. La mannaia che ha tagliato i costi della politica ha prodotto un effetto inaspettato: la riduzione a 12 dei seggi a Villa Saporiti. Credibilmente, Autonomia Comasca – se nel 2012 corresse da sola – potrebbe anche rimanere fuori dal consiglio provinciale. Prospettiva che significherebbe la morte di ogni progetto politico.La soluzione è semplice. Serve un alleato. «Non siamo velleitari – riflette ad alta voce l’ex deputato Dc Giancarlo Galli, oggi capogruppo a Villa Saporiti – da un pezzo discutiamo di un patto federativo».L’interlocutore principe è il terzo polo. Cosa che lo stesso Galli conferma. «Ne abbiamo parlato, non credo che sia un segreto per nessuno». In realtà, l’ipotesi di accordo con il terzo polo è molto più concreta di quanto si possa immaginare. Autonomia Comasca sa di poter portare in dote un “pacchetto” consistente di uomini e di voti. Gioca le sue carte con la segreta speranza di innalzare, almeno in Provincia, le insegne di Casini, Fini e Rutelli. In questo scenario si inserisce anche la vicenda Rinaldin, di cui si parla più diffusamente qui sopra. Il giovane consigliere regionale del Pdl ha incontrato i due assessori autonomisti, Achille Mojoli e Ivano Polledrotti, per discutere proprio il passaggio nel terzo polo (va ricordato che sia Mojoli sia Polledrotti sono stati, in passato, tra i più stretti collaboratori di Rinaldin). Gli autonomisti non vogliono indossare i panni della truppa di supporto, non intendono cioè trasmigrare nel terzo polo come “dote” portata alla causa centrista da Rinaldin. Ma sono ovviamente disponibili a giocare il proprio ruolo “anche” aiutando il consigliere regionale del Pdl a prendere una decisione assolutamente traumatica. Per Moioli e Polledrotti sarebbe, peraltro, una rivincita morale contro il vecchio partito che non mosse un dito nel momento in cui fecero le valigie.

Dario Campione

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