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Aveva fumato ma non lo dimostrava: assolto. Il gip: «Tracce di cannabis non sono per forza indice di alterazione»

Quando avvenne l’incidente, l’automobilista fu «perfettamente in grado di rispondere alle domande e di relazionarsi con gli operanti» intervenuti sul posto, aiutando i carabinieri di Tremezzina a ricostruire la dinamica dell’accaduto. Solo in seguito, in esami clinici chiesti appositamente in ospedale, emersero nel sangue tracce di cannabinoidi che portarono all’imputazione di essersi messo alla guida del veicolo in uno stato da alterazione psicofisica successiva.Questo tuttavia, per il giudice delle indagini preliminari di Como, non è sufficiente per condannare il giovane automobilista «perché il fatto a lui ascritto non sussiste».Decisione che ha portato anche al dissequestro e alla restituzione dell’autovettura, nonché alla restituzione della patente di guida. Le motivazioni della decisione sono già state depositate e fanno riferimento ad un fatto avvenuto a Tremezzina. I carabinieri erano intervenuti in seguito ad un incidente stradale tra due veicoli che si era concluso senza feriti. Una volta sul posto, gli automobilisti coinvolti spiegarono quello che era avvenuto e non chiesero alcun intervento sanitario. Nessuno dei militari – scrive il giudice – «rilevò in quella occasione che l’imputato si trovasse in uno stato di alterazione psicofisica».L’accusa di essersi messo alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti arrivò solo in seguito, grazie a tracce di cannabinoidi trovate nel sangue. Ma questo, per il gip di Como, non può bastare per arrivare ad una accusa. Gli esiti degli esami, infatti, «testimoniano unicamente la pregressa assunzione di cannabinoidi ma non sono tali da consentire di concludere che al momento della guida l’imputato fosse ancora effettivamente in stato di alterazione».Tracce di cannabinoidi, infatti, «possono restare nel sangue anche a distanza di giorni dall’assunzione e quindi, in assenza di altri elementi indiziari (nessuno si accorse di una eventuale alterazione psicofisica, ndr) non è consentito concludere che quando si è messo alla guida l’imputato fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti».Insomma, per il giudice «il dato clinico relativo all’assunzione di stupefacenti non è necessariamente correlato allo stato di alterazione psicofisica». Motivo che ha portato il giovane ad essere assolto da ogni contestazione.

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