A Como-Brogeda Oltre 8mila capi destinati al mercato nazionaleSul bordo del collo faceva bella mostra una bandiera italiana. Eppure i giubbotti, nonostante l’ingannevole indicazione, arrivavano dalla Cina, prodotti a 73 centesimi l’uno. Facile immaginare l’ampio utile su ogni capo di abbigliamento venduto, anche perché il “passaggio” dall’Inghilterra prima di tentare l’ingresso in Italia, aveva portato ad un aumento del prezzo solo di pochi centesimi.Ma la merce – 252 cartoni contenenti 8.060 giubbini – è invece finita nelle mani della guardiadi finanza che l’ha posta sotto sequestro.
Il titolare dell’azienda romana che si apprestava a immetterla sul mercato nazionale (un 30enne cinese) è poi stato denunciato alla Procura della Repubblica di Como con l’ipotesi di reato di «importazione a fini di commercializzazione di prodotti recanti fallaci indicazioni di provenienza».
L’operazione è stata condotta dai militari del gruppo della guardia di finanza di Ponte Chiasso, in collaborazione con i funzionari doganali.Il luogo dell’intervento è stato il valico commerciale di Como-Brogeda.Il carico di capi di abbigliamento era stato prodotto sia per l’uomo sia per la donna e riportava – ritiene la finanza – una etichetta ingannevole con indicazione della bandiera italiana sul collo, in modo da indurre il consumatore a ritenere che si trattasse di prodotti di origine italiana.In realtà, come detto, la merce era stata prodotta in Cina, per poi essere introdotta in Europa passando dall’Inghilterra e raggiungere infine la Penisola attraverso il valico di Como-Brogeda.I giubbotti erano a bordo di un Tir in ingresso in Italia e caricato con diversi prodotti di vario genere.Ma ad attirare l’attenzione alla fine sono stati proprio i 252 cartoni contenenti gli oltre 8mila giubbini che riportavano la raffigurazione del tricolore italiano come ornamento collocato su un bordino all’interno del capo di abbigliamento. Gli accertamenti da parte della guardia di finanza di Ponte Chiasso proseguono per verificare se la composizione dei capi di abbigliamento sequestrati non fosse pericolosa per la salute dei futuri acquirenti.
M.Pv.
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