La vincitrice del premio “Città di Como”Un meccanismo bene orchestrato, che avvince il lettore, per mettere a nudo senza sconti, con crudo realismo, le contraddizioni della società di oggi. Il romanzo di Camilla Baresani Il sale rosa dell’Himalaya, edito da Bompiani, ha vinto di recente la sezione dedicata alla narrativa edita del premio letterario “Città di Como”, per la capacità di indagare nei nodi della società contemporanea. È la storia di una giovane rampante, che viene rapita e seviziata da due loschi figuri. Ma c’è molto di più. Anzitutto c’è l’abilità nel costruire una trama ad alta tensione, innestandola con spunti e riflessioni che mettono il dito nelle tante piaghe del vivere di oggi: la violenza dilagante, specie contro le donne; e poi l’onnipresenza sempre più pervasiva dei social network e della comunicazione, il carrierismo esasperato, la crisi che morde e spersonalizza mettendo al centro la merce e il denaro e non l’individuo, e la famiglia di stampo “borghese” il cui statuto vacilla ogni giorno di più, la classe media che viene costantemente messa in discussione nei suoi fondamenti.
«Il lettore si identifica in questa storia, che si avvia a diventare anche un film – dice Camilla Baresani – perché tocca corde che sono di tutti: la paura della violenza, ma anche di essere vittime della malevolenza e della maldicenza altrui, in un mondo in cui la calunnia grazie ai nuovi media è sempre più potente. È un romanzo che vive nel nostro tempo, e ne racconta le ipocrisie, senza dare giudizi».Camilla Baresani è stata allieva dei corsi di scrittura del grande narratore comasco Giuseppe Pontiggia. «Mi ha insegnato soprattutto che uno scrittore legge molto. Mi ha invitato alla ricerca della frase pulita, priva di fronzoli, in cui ogni elemento è sempre al posto giusto. Ti insegnava a scoprire le meraviglie o i deficit di un testo, a me ad esempio ha fatto riscoprire La coscienza di Zeno di Italo Svevo. E mi ha fatto amare Céline. Dopo le lezioni di Pontiggia, che mi spiace non siano state raccolte in un libro, per me è diventato fondamentale. Un lavoro faticoso, mettere un testo “in pulito”. Oggi più che mai necessario. Per Il sale rosa mi è servito molto, e infatti ho bandito ogni tentazione da intellettuale. È un libro che tutti possono apprezzare».
Lorenzo Morandotti
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