Beethoven e Piazzolla protagonisti in Sala Bianca a Como

Domenica 15 dicembre ore 11.00,Il Sogno da Beethoven a Piazzollain sala Bianca, terzo di sette appuntamenti della rassegna Camera con Musica; il concerto del Teatro Sociale di piazza Verdi è come sempre preceduto da una degustazione di tè. Le due giovani esecutrici Caterina Isaia alvioloncelloe Rosamaria Macaluso alpianoforte, entrambe sostenute dall’Associazione Musica con le Ali, confermano la fortunata collaborazione del Teatro Sociale di Como con tale realtà di Patronage Artistico, unica nel suo genere in Italia, che opera senza fini di lucro per promuovere la crescita e l’affermazione professionale dei giovani musicisti di grande talento. Caterina Isaia e Rosamaria Macaluso, di 16 anni entrambe, vincitrici di numerosi primi premi, borse di studio prestigiose, riconoscimenti internazionali, hanno già all’attivo un’attività importante da concertiste. Il programma si apre con laSonata in sol minoreop. 5 n. 2 che Ludwig van Beethoven (1770 – 1827) compose nel 1796, ed è in assoluto tra i primi brani a sperimentare il dialogo tra pianoforte e violoncello, due strumenti nel ‘700 ancora non abbinati in duo. La composizione nacque quasi per caso, durante una visita di Beethoven a Berlino: il re di Prussia, Federico Guglielmo II, dedicatario del brano, suonava il violoncello (per lui Mozart aveva scritto iQuartetti “Prussianie Boccherini moltiQuartetti) ed ospitava a corte uno dei violoncellisti più virtuosi e tecnicamente abili dell’epoca, Jean-Pierre Duport (1741-1818). Beethoven per loro compose due sonate per violoncello e pianoforte, eseguendo i brani, per il sovrano insieme a Jean-Pierre Duport.
Si prosegue poi con le atmosfere esotiche evocate da due pezzi per pianoforte e violoncello composti da un appena diciannovenne Sergej Rachmaninov (1873 – 1943) nel 1892,Prelude et Danse Orientale (Preludio e Danza orientale), op. 2; entrambi gli strumenti godono di uno sviluppo e un contrappunto che li pone ad un livello di eguale importanza, per tecnica ed esito sonoro. Rachmaninov che da giovane era avviato ad una brillante carriera pianistica (un segno che marcherà molti suoi capolavori, come i concerti per pianoforte e orchestra), in questi due brani si lasciò sedurre da echi lontani, sviluppando linee melodiche dolcissime e morbide, nenie romantiche, quasi oniriche, proprie della sensibilità di un giovane non ancora ventenne.
Con un salto nel tempo di 150 anni dall’incipitbeethoveniano, le sonorità dellaSonata in do maggiore, op. 119, composta da Sergej Prokof’ev (1891 – 1953) nel 1949, conducono ad un sogno ossessivo nella Russia di metà Novecento. Da Stato vincitore del II Conflitto Mondiale, l’idea del sogno si volge indietro, alle rimembranze romantiche e cajkovskiane, rivisitate dall’anticonformismo e dalla sperimentazione di Prokof’ev. Il concerto si chiude con l’esplosione di suono, sensuale e melanconica deLe Grand Tangoche Astor Piazzolla (1921 – 1992) pensò per l’amico Mstislav Rostropovic (1927-2007).