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Belluno terra di ministri, Trichiana piccola Chigi

(ANSA) – VENEZIA, 13 FEB – C’è tutto un reparto ‘made in Belluno’ nella nuova squadra di Mario Draghi. Dei quattro ministri veneti che oggi hanno giurato al Quirinale – gli altri sono la vicentina Erika Stefani e il veneziano Renato Brunetta – due, Daniele Franco, nuovo titolare di via XX Settembre, e Federico D’Incà, confermato ai Rapporti con il Parlamento, sono originari di Trichiana, una frazione di neanche 5.000 abitanti, fino a due anni fa comune autonomo, ora confluita nel comune aggregato di Borgo Valbelluna. Com’è nel carattere riservato dei bellunesi, però, non c’è particolare esaltazione a Trichiana per l’exploit a Palazzo Chigi. “L’importante non è da dove vengono, ma che qualcosa facciano”, dice chi arriva in piazza, e quel “fare qualcosa” non è un’espressione indistinta. Qui è forte il tema del dissesto industriale: su tutti c’è il nome della Acc, l’industria dei compressori commissariata alla quale rimangono poche settimane di vita se la cordata di banche che hanno promesso 12 milioni di finanziamenti non metteranno la firma. E allora potrà avvenire la fusione con la torinese Embraco per dare luogo alla Italcomp. Altri buchi neri della manifattura sono le crisi di Ceramica Dolomiti e di Ideal Standard. La gente si ferma davanti all’unica edicola-profumeria di fronte alla chiesa, legge le locandine, ma scambia qualche chiacchiera soprattutto sui Mondiali di sci in corso nella vicina Cortina. “Questa mattina ho sentito tutto e il contrario di tutto”, dice l’edicolante. D’Incà, che era già ministro nel ‘Conte 2’, è volto noto a Trichiana, e il rapporto con i concittadini di fatto lo ha sempre conservato. Di Daniele Franco, invece, molti in paese hanno una percezione più vaga. La famiglia, quando era ancora ragazzo, si era trasferita a Belluno, e qui ha ancora un modesto appartamento, non abitato. I più ricordano il neo titolare del Mef per averlo visto ad una cerimonia pubblica nel 2017, quando – era Ragioniere generale dello Stato – ritirò il premio per i Bellunesi che si sono affermati nel mondo. Anche allora mantenne il proverbiale low profile: pochissime parole per ricordare il legame con la sua terra, e il ringraziamento ai genitori, “ai quali devo tutto”, aveva detto. (ANSA).

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