Spira un’aria più che gelida sull’area dell’ex Ticosa. E l’inverno incipiente c’entra veramente poco. Il futuro dei lavori per la bonifica del sottosuolo, infatti, in queste ore è più nebuloso che mai.Il problema – come anticipato nei giorni scorsi – è di natura prettamente economica, sebbene non manchino anche alcune grane di tipo tecnico. All’origine vi è sempre la tagliola del Patto di stabilità, ovvero la regola che impone stretti vincoli di spesa ai Comuni in base a una lunga
serie di parametri storici.In pratica, a causa di questo meccanismo, Palazzo Cernezzi non ha potuto saldare più di una fattura all’azienda che sta conducendo i lavori per gli interventi compiuti nei mesi scorsi.A questo problema, di per sé già pesantissimo soprattutto per i privati in debito d’ossigeno, si è aggiunta l’ennesima scoperta di una porzione di terreno contaminata da amianto. Un ritrovamento che comporterà ulteriori scavi e quindi nuovi costi (circa 330mila euro) per l’azienda (e di conseguenza per l’amministrazione comunale che dovrà pagare).«La situazione è complicata – ha ammesso ieri il sindaco di Como, Mario Lucini – Dobbiamo trovare assolutamente un modo per risolvere questo problema, per due motivi. Da un lato, perché come amministrazione abbiamo la necessità di chiudere finalmente la bonifica, che peraltro è ormai arrivata davvero a buon punto. Dall’altro, perché comprendo le legittime richieste della ditta per ottenere quanto le spetta».La prima, pesante conseguenza di questo caos, però, c’è già. Ed è tutt’altro che positiva: i lavori, infatti, in questo momento sono ufficialmente sospesi. Tra l’altro, quando ripartiranno – se ripartiranno – si saprà soltanto all’inizio della prossima settimana, ovvero quando è previsto un vertice in Comune tra i rappresentanti della Autotrasporti Pensiero e l’amministrazione comunale.
E.C.
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