Categories: Cronaca

Botte in centro città, il processo. Si torna in aula a novembre

«Siamo stati noi a essere aggrediti. E ancora oggi ci chiediamo il perché». Si sono difesi, ieri davanti al Collegio di Como, i quattro ragazzi accusati dalla Procura (un quinto è già stato giudicato in Abbreviato) del brutale pestaggio a un avvocato avvenuto la sera del 26 febbraio 2016 intorno alle 18.45.Quel giorno il legale, mentre rincasava passando tra via Bossi e via Oriani, stando al capo di imputazione fu aggredito da cinque ragazzi che gli causarono lesioni con una prognosi superiore ai 40 giorni, come testimoniato ieri in aula dal consulente del pm. Davanti ai giudici sono poi sfilati una serie di testimoni che hanno raccontato quello che videro quella sera, a partire da una passante che fu la prima a soccorrere l’avvocato: «Stavo andando in negozio da mio marito – ha ricordato – Vidi un gruppo di ragazzi che ne picchiava un altro. Mi misi a gridare dicendo di smetterla. Mi ricordo una sberla e anche una bottigliata che la vittima riuscì a parare con un braccio». Il legale scappò e fu soccorso da una seconda donna in auto che lo fece salire a bordo «mentre gli altri si allontanavano».I testimoni hanno raccontato in particolare di avere visto un paio di persone picchiare, non tutte e cinque. La Procura cittadina contesta anche la rapina, in quanto una cartelletta che il legale aveva con sé non fu più trovata. Dentro, secondo quanto riferito ieri da una collaboratrice dello studio legale, c’erano un atto di costituzione da presentare in tribunale a Monza, ma anche 300 euro in contanti e 450 euro in marche da bollo. Di quei documenti non se ne ha più notizia da quella sera.Ma ieri – come detto – è stata anche una udienza dedicata ai quattro imputati (assistiti da Rita Mallone, Mattia Mascaro, Daniela Vigliotti, Valentina Pillosio e Pasquale Iovino) che hanno fornito al collegio la loro versione dei fatti. Partendo dal fatto che non tutti e cinque erano presenti ma che al contrario, quando gli animi si accesero, due di loro si allontanarono e non presero parte alla lite.I rimasti hanno poi puntato il dito a loro volta contro l’avvocato dicendo che fu lui a iniziare: «Ci disse che lui faceva triathlon e che ci avrebbe spaccato tutti… Ce l’aveva con noi perché credeva che gli avessimo rivolto degli insulti quando invece stavamo parlando tra di noi». «Intervenne una signora e ci disse di smetterla – ha raccontato un imputato – L’avvocato si allontanò di una quarantina di metri, poi tornò indietro e mi puntò. A quel punto i miei amici sono intervenuti per allontanarlo». Gli imputati negano le botte e la bottigliata. L’udienza è stata rinviata al 15 novembre per sentire i testi della difesa.

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