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Bus turistici, ricorso in Commissione Europea. Il settore, senza aiuti, è a un passo dal tracollo

Nel pieno dell’emergenza Covid-19, con tutte le categorie economiche alla ricerca di soluzioni e risorse per uscire dalla crisi, un settore è, almeno per ora, rimasto ai margini delle operazioni di rilancio: quello dei pullman turistici o, in maniera più allargata, il settore del trasporto privato. Senza aiuti e pronto a ricorrere in Europa.Nell’ultimo decreto Rilancio infatti nulla è stato disposto. E gli addetti del settore a Como, così come in tutta Italia, annunciano battaglia. «È incredibile ma nulla è stato previsto, siamo rimasti al palo – spiega Giuliano Salvaterra, esponente della categoria trasporto di Cna Lario e Brianza – Adesso senza perdere tempo, con l’appoggio di Cna abbiamo intenzione di fare ricorso alla Commissione Europea».Pochi giorni fa, infatti, Cna aveva segnalato il problema. «È gravissima la mancata approvazione nel decreto Rilancio delle misure di sostegno al settore dei bus turistici, uno dei comparti più colpiti dagli effetti della pandemia, sostanzialmente paralizzato e con prospettive di ripartenza molto incerte». La Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) in una nota ha sottolineato come «il settore sia allo stremo. Necessita con urgenza di misure di sostegno per scongiurare la cancellazione di centinaia di imprese. Pertanto è incomprensibile che l’emendamento per noi approvato dalla Commissione bilancio sia stato successivamente stralciato dal testo». E proprio questo passaggio preoccupa gli addetti comaschi.«Non riusciamo a capire cosa sia accaduto. Perché per noi non sia stato previsto nulla mentre per il trasporto su ferro privato, ad esempio, sì?», dice Salvaterra. La situazione dopo i lunghi mesi di stop imposti dal lockdown è sempre più critica. «Molte delle imprese del territorio rischiano di non ripartire a settembre e dietro ci sono numerose famiglie. Nel Comasco sono circa una ventina le aziende che inglobano servizi come Ncc (noleggio auto con conducente, ndr), autobus e tassisti e la metà hanno meno di 15 dipendenti. Sarà un vero disastro. Perché se gli altri comparti lentamente stanno ripartendo, noi siamo bloccati», aggiunge Salvaterra. E si tratta di un comparto molto ampio a livello nazionale che conta «50mila addetti in tutta Italia e genera, compreso l’indotto, ogni anno circa 2,5 miliardi. Nella nostra provincia tutta questa situazione significa che l’80% del settore è a rischio», spiega sempre Salvaterra.E mentre si ragiona sul dopo emergenza e sul ruolo e la configurazione che dovranno avere anche i trasporti pubblici, non è ancora stata presa in considerazione una proposta emersa in passato e che viene rilanciata.«Invece che investire risorse cospicue nell’acquisto di nuovi mezzi per il trasporto locale – dice Salvaterra – perché non pensare di utilizzare i nostri mezzi per il periodo di emergenza come bus da affiancare a quelli del trasporto pubblico per garantire così tutte le norme di sicurezza e di distanziamento dei passeggeri? Finita l’emergenza si ritornerebbe poi alle normali occupazioni».

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