Lago della bilanciadi Lorenzo Morandotti
Il bello e il viaggio sono esperienze che richiedono tempo e hanno bisogno di formarsi senza fretta, senza desiderio di risultati. Lo ha scritto di recente il “Corriere della Sera”: il “logorio della vita moderna”, per citare uno slogan, si combatte anche tornando alla semplicità del camminare, da contrapporre con decisione al mito della velocità a ogni costo.Ben vengano iniziative come quelle dell’associazione culturale comasca Iubilantes, che promuove itinerari d’arte e fede nel territorio
locale ma anche in vari luoghi d’Europa ricchi di storia e spiritualità. Quest’anno tra i più gettonati, c’è da scommetterlo, sarà il cammino sulle tracce di don Guanella, beato lariano che presto il Papa farà santo. Riscopriamo così il senso di un camminare che è partire dall’umiltà del microcosmo, del singolo luogo, in cui però si specchiano e si possono quindi leggere – con gli occhi del cuore e non certo con quelli del soldo o del potere – l’immensità di una vita e l’inestimabile complessità del tutto. Percorrere il pianeta a piedi quando non pare essercene bisogno (perché tutti vanno a 4 o 2 ruote) è andare alla ricerca, forse disperata ma anzi proprio per questo necessaria, di un nuovo umanesimo. Che ponga al centro non la tecnica, o questa o quella disciplina, ma la persona, con le sue grandezze e i suoi limiti. È un andare oltre il bordo dei riflettori per riconquistare una dimensione di silenzio, di misura, di pace, di decoro.
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