In un paese senza sindaco e senza consiglio comunale e, forse, senza più nemmeno speranza, la voce dei cittadini contro lo Stato si è alzata nell’unico modo possibile: con una manifestazione di piazza. Ieri Campione d’Italia è scesa nuovamente in strada per urlare tutta la sua rabbia e il suo dolore. E per chiedere, ancora una volta, alle istituzioni nazionali di trovare la via d’uscita almeno al problema più urgente: l’entrata dell’enclave nello spazio doganale europeo.Una protesta, quella dei campionesi, composta. Accompagnata da qualche cartello scritto a mano e da una dose massiccia di disillusione. Una protesta organizzata in modo spontaneo da un comitato, il cui portavoce – Domenico Deceglie, già consigliere comunale di maggioranza – ha riassunto il senso davanti alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti presenti nella piazza del municipio. «Come tutti sapete la situazione è drammatica. Il Casinò è chiuso da 16 mesi e dal prossimo mese di gennaio saremo annessi al territorio doganale dell’Unione Europea. Questo per noi è un problema gigantesco, in quanto dipendiamo da sempre, per i servizi principali, dalla Svizzera e dal Canton Ticino».Dalla raccolta dei rifiuti alle ambulanze in caso di necessità, dall’acqua potabile alla luce elettrica, dai vigili del fuoco alla sanità. Tutto, in questo spicchio di Italia incastonato nella Confederazione, arriva dalla Svizzera. Con l’ingresso nello spazio doganale dell’Unione bisognerà rivedere ogni cosa. Per i maggiori costi e perché ogni intervento avverrebbe di fatto in territorio straniero. «Non c’è tempo per regolamentare tutto questo – ha insistito Deceglie – la deroga alla direttiva dell’Unione è l’unica soluzione possibile».Il timore dei campionesi è che la Svizzera e il Ticino concedano qualche mese, «due o tre al massimo» secondo il comitato, per sistemare ogni cosa. Poi sarà il caos.«Quello che manca alle autorità italiane è un programma, una strategia – ha aggiunto l’ex consigliere comunale – Lo abbiamo detto a chi è venuto a proporre soluzioni: fateci sedere con voi al tavolo della discussione. Non cerchiamo privilegi, chiediamo soltanto di poter vivere una vita tranquilla, come tutti. Qui ormai si soffoca, non si respira più».Mobilità e stipendiSul fronte comunale, mentre ieri i cittadini incontravano il commissario prefettizio Giorgio Zanzi, il sindacato ha scritto al ministero dell’Interno sollevando la questione delle indennità dei dipendenti messi in mobilità. La legge dice che per due anni queste persone hanno diritto all’80% del salario e che a pagare dovrebbe essere proprio il Comune.«Nessuno ha capito come saranno remunerati i lavoratori in regime di disponibilità – dice Vincenzo Falanga, segretario della Uil Funzione pubblica di Como – il ministero dovrebbe versare al Comune i fondi necessari, ma a oggi non è successo niente. Peraltro, c’è ancora da verificare la base di calcolo di questa indennità, e anche in questo caso non si hanno informazioni da parte di alcuno».La conclusione di Falanga è amara: «Nonostante molte parole, Campione è sempre più un paese abbandonato a sé stesso».
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