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Cantiere delle paratie ancora bloccato. Comune e Regione, una lite senza fine

Il destino cinico e baro, stavolta, non può essere chiamato in causa. I problemi sono infatti molto concreti e legati a scelte di carattere politico-amministrativo. Scelte che fanno litigare davanti a tutti la Regione e il Comune di Como. Producendo l’unico risultato che i comaschi avrebbero voluto evitare: l’ennesimo rinvio dei lavori nel cantiere delle paratie.Il contratto che Infrastrutture Lombarde avrebbe dovuto firmare da tempo con l’impresa che si è aggiudicata l’appalto è tuttora fermo. La Regione sostiene di non avere colpe, lo stesso dice il Comune. L’effetto è straniante. E il rimpallo delle responsabilità in atto da giorni.Da un lato, l’assessore al Patrimonio del capoluogo, Francesco Pettignano, ha più volte dichiarato di essere pronto e di attendere che tutti i documenti arrivino da Milano a Palazzo Cernezzi. Dall’altro lato, la Regione imputa allo stesso Pettignano e al Comune di non aver saputo trovare una soluzione per l’occupazione dell’area di Tavernola sulla quale dovrebbero essere stoccati i materiali di costruzione.Ieri mattina, a latere del tavolo regionale sullo sviluppo economico convocato al Pirellino, il sottosegretario regionale Fabrizio Turba ha rincarato la dose di critiche.«Senza la messa a disposizione dell’area di Tavernola, che è area di approdo a lago e non soltanto di stoccaggio – ha detto Turba ai microfoni di Espansione Tv – , il contratto non può essere firmato. È stata un’espressa richiesta del Comune di Como portare dal lago i materiali in città, non capiamo quindi il perché di questi ritardi».Il sottosegretario insiste in particolare nel giudicare negativamente la procedura scelta da Palazzo Cernezzi per assegnare parte dell’area all’impresa che già oggi occupa il sito. Questa procedura, nelle intenzioni del Comune, passa attraverso una manifestazione di interesse e un’eventuale gara.«La manifestazione di interesse potrebbe sfociare in una gara, qualora vi fossero più imprese intenzionate a partecipare – spiega Turba – e questo potrebbe allungare ulteriormente i tempi. La cosa mi preoccupa molto. Io credo che, più facilmente, si sarebbe potuto fare un atto transattivo in cui veniva autorizzata la concessione a chi, in questo momento, ha un contratto di interesse pubblico».

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