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Capsoni: «Indipendenti per tre anni dalla politica. Così abbiamo salvaguardato il paesaggio di Como»

Intervista al presidente della commissione Paesaggio«La nuova commissione? Sarebbe stato meglio se a nominarla fosse stato il futuro sindaco». Fulvio Capsoni, di mestiere, fa l’architetto. Non il diplomatico. Negli ultimi tre anni ha guidato una pattuglia di professionisti nei meandri dell’ambiente cittadino. Portandoli spesso allo scontro con il governo della città.Tra un paio di mesi lascerà la presidenza della commissione Paesaggio di Como. Non senza rammarico. Non prima di essersi tolto qualche sassolino dalle scarpe.«Il sindaco ha accelerato i tempi sulla nomina – insiste – e si può capire il perché. La nuova amministrazione si troverà

per tre anni con la commissione indicata da Bruni».L’attuale primo cittadino, fa capire l’architetto Capsoni, vuole comunque lasciare il segno. E incidere, sebbene indirettamente, sul futuro assetto amministrativo.«La commissione avrà poteri ampi, sarebbe stato più logico che le scelte fossero giunte nell’ambito del nuovo mandato. Noi ci siamo resi completamente indipendenti dalla politica agendo soltanto a difesa del paesaggio, ma potevamo farlo. Non so quanta autonomia potranno avere i nostri successori. E in ogni caso, non siamo titolati a protestare, dovrebbe farlo l’opinione pubblica».Anche se a un passo dalla prevista uscita di scena, Capsoni non rinuncia quindi a duellare con Stefano Bruni. Cosa che, peraltro, ha fatto in maniera costante per tre anni.«In tutto questo periodo ho visto da vicino quali e quanti interessi passino dalla commissione. Ci siamo trovati di fronte a una politica che spesso la pensava diversamente ma siamo stati fermi nelle scelte. Indipendenti».Il bilancio è perciò «molto positivo. Sotto il profilo morale e, ovviamente, della tutela paesaggistica. Si è consolidato uno stretto rapporto con la Sovrintendenza» ma lo stesso non è accaduto con la giunta e con l’assessorato all’Urbanistica, «tranne – specifica Capsoni – durante il breve periodo in cui è stato in giunta l’avvocato Roberto Rallo, con il quale, pure in un primo momento, avevamo avuto discussioni molto dure».L’ex capogruppo di An a Palazzo Cernezzi è esplicito: «Si è creato un clima di tensione con la maggioranza perché la commissione non ha mai accettato di essere mero strumento operativo della giunta. Come ho detto più volte al sindaco e al segretario generale, forse qualcuno ha pensato di usarci ma si è sbagliato di grosso. Si sarebbe dovuto considerare il nostro lavoro come un valore aggiunto dell’amministrazione. Abbiamo dato giudizi severi. I nostri pareri, seppure non vincolanti, sono stati spesso determinanti anche per i riflessi che hanno prodotto, ad esempio, nella discussione in commissione urbanistica e in consiglio comunale».La domanda è inevitabile: non è che da presidente della commissione ha agito come guastatore, facendo leva magari su mai nascoste antipatie politiche e personali? «No, mai – replica Capsoni – Il nostro unico obiettivo è stato sempre tutelare il paesaggio cittadino. Abbiamo chiesto collaborazione e ci siamo messi a disposizione ma non c’è stata alcuna risposta in tal senso. Sempre e soltanto il silenzio. In tre anni il sindaco, che oggi è anche assessore all’Urbanistica, non ci ha mai chiesto un confronto, non ha mai voluto incontrarci per discutere le situazioni problematiche».La prospettiva di una “normalizzazione” è ciò che più spaventa Capsoni: «Se il presidente della futura commissione non avrà alle spalle esperienza e sicurezza professionale e non avrà una giacca resistente alle varie sollecitazioni, ovvero non potrà permettersi il lusso di schiacciare i piedi a qualcuno, sarà oggetto di pressioni fortissime, forse irresistibili».Dario Campione

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