Spinge il Comune di Como a seguire fino in fondo la questione della riqualificazione dello stadio Sinigaglia ed è convito che della nuova struttura beneficerà direttamente tutta la città e non solo il calcio, l’ex presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio. Dopo una vita tra i dilettanti, ne è stato prima presidente regionale e poi nazionale, dal 1999 al 2014, Tavecchio ha vissuto quattro anni sul trono del calcio italiano, da presidente della Figc, fino al commissariamento federale.
In quei quattro anni sono stati presentati importantissimi progetti per nuovi stadi, su tutti quello di Roma. «La questione non si è ancora conclusa, ma lì l’iter, è ben più complicato rispetto a Como», ricorda Tavecchio. Eppure i presupposti per la realizzazione in tempi brevi del progetto capitolino sembravano esserci tutti, a iniziare da un grande imprenditore come James Pallotta, che ha da poco lasciato la proprietà giallorossa a un altro magnate, Dan Friedkin. C’erano e ci sono i terreni di Tor di Valle e un’amministrazione comunale, a guida Cinquestelle, con Virginia Raggi, che vorrebbe posare la prima pietra dello stadio entro fine mandato. «A Roma c’erano problemi di vincolo idrogeologico, a Como ci sono quelli monumentali della Soprintendenza – dice Carlo Tavecchio – la legge sugli stadi è adatta sia per il progetto della capitale sia per quello lariano. Bisogna vedere però se qui, come a Roma, c’è la volontà del Comune di andare avanti e soprattutto c’è un investitore che voglia metterci tanti soldi».
Perché alla fine parliamo sempre di un investimento molto importante quando si tratta di mettere mano a uno stadio. «Sono in pochi ad avere la capacità economica per simili operazioni», dice.
Secondo l’ex numero uno del calcio tricolore, riqualificare uno stadio può essere tanto dispendioso quanto gratificante.
«Alla fine vale sempre la pena fare uscire dal degrado una parte della città – commenta sempre Tavecchio – Per Como, poi, parliamo di un’area unica, meravigliosa dal punto di vista monumentale e anche turistico. Un nuovo stadio potrebbe essere un volano anche per i turisti e tutte le altre attività economiche locali».
Il ruolo del Comune di Como e della giunta Landriscina diventa però fondamentale.
«Io non conosco i termini dell’accordo che è stato fatto con la società sportiva – dice sempre Tavecchio, che ha anche una lunga esperienza amministrativa, essendo stato per diversi mandati sindaco di Ponte Lambro – Però il Comune deve tenere il pallino in mano della questione, non se ne può disinteressare. Deve seguire tutte le pratiche, soprattutto perché stiamo parlando di un bene unico e vincolato. Poi le cose si fanno insieme. Con un nuovo impianto di solito arrivano anche i risultati sportivi e il pubblico. Si forma un circolo virtuoso per il tessuto sociale ed economico della città. Como non perda questo treno, se sta passando».

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