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Cassonetti abiti usati, mercoledì scatta la rimozione. Civitas «Senza regole idonee si possono creare situazioni a rischio legalità»

Manca ormai solo due giorni prima che scatti la rimozione dei cassonetti per gli indumenti usati disposta da Palazzo Cernezzi. «E dal Comune nessuno si è fatto ancora sentire. Nessuno si è voluto confrontare. E tutto ciò potrebbe avere ricadute sulle tasche dei cittadini ed esporre il servizio a rischi di legalità», spiega Bruno Magatti di Civitas che nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme. Come noto infatti il Comune ha chiesto ai gestori del servizio di raccolta di rimuovere i cassonetti dei vestiti usati vista la mancata assegnazione delle due gare promosse dal municipio per l’affidamento del servizio. Due gare che non si sono concluse, hanno detto i rappresentanti di Civitas, per le richieste economiche del Comune, probabilmente troppo distanti dai parametri del settore. «Quello che vogliamo far capire è che non si tratta di un mondo che svolge del volontariato ma di attività economiche che hanno anche una finalità sociale e culturale ma che devono avere una loro economicità. I dati che abbiamo mostrato – spiega Magatti – evidenziano come nell’ultimo bando andato deserto non sussistano tali requisiti». Intanto dal Comune arriva la conferma di un terzo bando di gara. «A maggior sostegno della nostra tesi esiste anche l’audizione del 17 aprile della Commissione antimafia – che ha ascoltato il presidente di Anci – dove viene analizzato questo settore sottolineando come, se si vuole garantire che tali attività proseguano regolarmente e soddisfino anche l’aspetto sociale, debbano essere create le condizioni idonee per evitare che si insinui qualcuno fuori dalla legalità. Vanno creati bandi ad hoc. E proprio questa è la nostra richiesta politico-economica, nulla di moralistico». In attesa di fare chiarezza Civitas fa una prima richiesta: proseguire il servizio chiedendo al comune di ritirare in autotutela l’intimazione alla rimozione dei cassonetti facendo proseguire il servizio. Anche perchè se così non fosse il servizio si esaurirebbe e «tutti i vestiti finirebbero nel sacco grigio e quindi andrebbero al forno diventando un costo. Oggi abbiamo un’operazione che per i cittadini è a costo zero e da un economia a chi la gestisce. Se la cancelliamo, azzeriamo sia il tema sociale e carichiamo i cittadini di un costo», chiude Magatti

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