La polemica sulle grandi mostre
Fumata nera per l’opposizione a Palazzo Cernezzi. Lunedì sera, in consiglio comunale a Como, è stata definitivamente bocciata la mozione di sfiducia contro l’assessore alla Cultura e al Turismo della giunta Lucini, il critico d’arte Luigi Cavadini.Oggetto del contendere era il flop dell’ultima mostra di Villa Olmo, “La Città Nuova. Oltre Sant’Elia”, che ha totalizzato meno della metà dei visitatori previsti (l’obiettivo era 50mila, ma non si è toccata nemmeno quota 17mila) con
un conseguente buco di bilancio di oltre 200mila euro.Un passaggio politico il cui esito era in larga parte scontato, quello della bocciatura del documento di sfiducia sottoposto all’aula del parlamentino cittadino: su 28 consiglieri votanti, i contrari sono stati 18 e i favorevoli appena 9, con una scheda nulla.Come già aveva fatto sul “Corriere di Como” annunciando la prossima mostra che sarà la seconda tappa di una trilogia sulla filosofia architettonica delle città nel Novecento, Cavadini dopo il voto ha ammesso di aver «commesso alcuni errori», in particolare per quanto riguarda la comunicazione e la promozione dell’evento espositivo «che non ha tenuto conto del target cui avrebbe dovuto rivolgersi».Va ricordato che la mozione era stata presentata da alcuni consiglieri di minoranza: primo firmatario Marco Butti (Gruppo misto), Francesco Scopelliti, Anna Veronelli e Sergio Gaddi del Pdl, Mario Molteni (Lista per Como), Alessandro Rapinese (Adesso Como) e Luca Ceruti (Movimento 5 Stelle). Di fatto la maggioranza ha fatto quadrato attorno a Cavadini, difendendone l’operato e puntando il dito contro chi giudica le mostre solo in base ai risultati del botteghino, come ha rimarcato ad esempio il capogruppo del Pd, Stefano Legnani.Rispondendo a un quesito di Marco Butti in merito ai modelli di gestione di Villa Olmo, Cavadini e il collega Marcello Iantorno, assessore al Patrimonio, hanno inoltre rimarcato che il futuro della storica dimora va progettato in sintonia con le altre strutture culturali comasche. Punto chiave del modello che la giunta Lucini intende adottare è che l’attuale amministrazione «intende mantenere ben chiare e definite le proprie prerogative di decisione, indirizzo e controllo della gestione dell’immobile e delle attività di natura culturale che in esso si svolgono».
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