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Cavalleri e Cosmacini, microstorie fra pace e guerra

Amarcord a quattro maniI due autori avvertono che questo libro è una “microstoria” e dalla sua lettura balzano effettivamente in evidenza tante vicende di persone comuni rievocate sul filo della memoria, però nel contesto delle vicende maggiori e drammatiche che segnano il periodo considerato. L’opera è scritta a quattro mani dallo storico, scrittore e giornalista lariano Giorgio Cavalleri e da Giorgio Cosmacini, a sua volta tra i maggiori storici della medicina, nonché autore di testi d’argomento storico-medico e filosofico-medico. Si intitola “Dieci anni (1935-1945) Como, il lago, la montagna” ed è edita da Nodo Libri.

Cavalleri e Cosmacini rievocano il decennio spaccato a metà: prima di pace e poi di guerra, sotto il regime fascista.Con i loro occhi di bambini e di ragazzi di allora, l’uno comasco e l’altro milanese in vacanza a Ramponio Verna nella casa della nonna, ripercorrono tragedie personali e collettive, attraverso episodi rimasti impressi in modo indelebile nella loro mente.Raccontano il piano parallelo di un tempo difficile: Giuseppe Terragni e l’avvento del Razionalismo, con la costruzione della Casa del fascio e l’emergere del gruppo di architetti e pittori astrattisti che renderanno celebre Como; il “piccone risanatore” che demolisce il quartiere della Cortesella (gli autori ricordano in proposito i dubbi dello scrittore Carlo Linati); Alida Valli, futura fidanzata d’Italia; la nascita della poi gloriosa Pallacanestro canturina, impegnata inizialmente sul campo del collegio delle suore Sacramentine; il mini campionato di calcio in tempo di guerra, denominato “Torneo benefico lombardo”, con il Como che si fa onore e si piazza quinto nella classifica finale.Cosmacini rievoca i suoi anni in “campagna” a Ramponio con nomi, cognomi, storie umili e autentiche e il racconto, con le reazioni in diretta, del discorso con il quale il Duce annuncia l’entrata in guerra dell’Italia. Assieme a Cavalleri ripercorre dolori, ingiustizie, persecuzioni, stenti, atti di dignità e di coraggio.C’è spazio anche per la devozione al Crocifisso della Santissima Annunciata (la basilica di viale Varese), a cui i comaschi si rivolgono nella disperazione. Il libro rammenta il bombardamento di Erba, il più tragico di tutto il conflitto in provincia di Como: 30 settembre-1 ottobre 1944, con 77 morti e 200 feriti in una città che contava allora 7mila abitanti. E l’altro bombardamento, della polveriera di Albate, fortunatamente senza vittime.L’opera sarà presentata a Villa Sucota, ora sede della Fondazione Ratti, in via per Cernobbio, nell’ambito di “Parolario”, sabato 6 settembre alle 16.30. Gerardo Monizza dialogherà con i due autori. Ingresso libero.

Marco Guggiari

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