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Chiuse duemila aziende in 7 anni. Il grido d’allarme di Confartigianato durante l’assemblea annuale

«Abbiamo un socio occulto che ogni anno, fino a giugno, partecipa ai nostri ricavi. Ma non contribuisce a produrli». Il riferimento alla burocrazia soffocante e alla pressione fiscale sulle imprese, ha caratterizzato uno dei passaggi più forti della relazione del presidente Marco Galimberti, in occasione della 72esima assemblea di Confartigianato Imprese Como. «L’auspicio è quello di poter assistere, prima o poi, ad un “Decreto Libertà d’impresa” oltre che a un “Decreto Dignità”. Dal nuovo esecutivo ci attendiamo concretezza di contenuti, che diano seguito ad interventi mirati e favorevoli alle imprese. Finora le misure sui contratti a termine, hanno acceso in noi solo preoccupazioni e allarme. In questo caso, si sono introdotti ulteriori rigidità e nuovi costi per le imprese senza creare benefici per i lavoratori. Non è così che si favorisce l’occupazione», ha sottolineato il presidente. Esortazione che segue la fredda realtà dei numeri. Delle 18mila imprese attive in provincia di Como nel 2011, oggi se ne contano poco meno di 16mila che comunque «continuano a creare valore aggiunto e dare lavoro ad oltre 50mila addetti». Decisivo poi confrontarsi con quanto accade intorno all’Italia. Questo perché le crisi politiche ed economiche interessano diversi paesi che rappresentano degli «sbocchi commerciali emergenti per la nostra manifattura. Inoltre, voglio sottolinearlo, anche il nostro mercato interno continua a segnare un passo ancora troppo lento e pesante. Le micro imprese accusano in modo grave questa situazione, soffrendo ad esempio molto il fenomeno dell’economia sommersa, del lavoro nero e della contraffazione», argomenta Galimberti. Un recentissimo studio di Eurispes ha stimato il valore dell’economia sommersa in Italia, pari a 549 miliardi di euro di cui 300 miliardi provenienti dal lavoro nero: in pratica il 21% del Pil nazionale. E giusto per fare un esempio, il 43,8% del danno economico sopportato dall’Italia riguarda solo i prodotti della moda. «Complessivamente due imprese artigiane su tre soffrono questi fenomeni. E le oltre 4 milioni di micro imprese devono affrontare un esercito di “invisibili” che non osserva regole, non paga tasse», spiega Galimberti che chiude con un’esortazione. « Nel primo semestre 2018, l’indice della produzione manifatturiera ha segnato un aumento del 3,2%, con una crescita del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un manifatturiero che ha coraggiosamente investito smentendo le cassandre che lo davano per spacciato. E ad esempio nel nostro mondo l’istituto dell’apprendistato è stata la risposta concreta ad una reale prospettiva occupazionale riprendendo il valore della “bottega scuola”. In un anno abbiamo assistito al record di assunzioni di apprendisti, con oltre 283mila unità, che si traduce in una crescita del 20,2%. Una risposta formidabile delle nostre imprese. Non potrebbe essere questa la “via maestra” per l’occupazione giovanile? Chi ha assunto il timone del Paese, dovrà lavorare con grande attenzione per non farci ricadere in un uno scenario critico, i cui effetti oggi sarebbero ancor più devastanti sul piano economico, politico e sociale», chiude Galimberti.

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