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Cibo, massaggi e parrucchieri.Sul Lario avanza l’onda cinese

Crescono le attività in tutta la provincia. Ora sono 329I dati della Camera di Commercio di Como parlano chiaro: le attività dei cinesi sul territorio lariano sono in continuo aumento. In provincia, tenendo presente che lo studio di via Parini prende in considerazione solo gli imprenditori nati in Cina, come risulta con certezza dal codice fiscale del titolare, sono registrate 329 imprese (contro le 288 censite a fine 2012, +14,2%). Dall’analisi si evince chiaramente come i picchi riguardino in particolare le attività di ristorazione (37,1% sul totale)

e di servizi alle persone (17,3%), mentre commercio (18,2%) e manifatturiero (23,7%) si mantengono abbastanza stabili rispetto al 2012.Numeri che hanno un oggettivo riscontro soprattutto in città, dove risulta evidente a tutti il continuo fiorire di nuovi ristoranti, parrucchieri e saloni massaggi, in alcuni casi aperti a pochi passi l’uno dall’altro. Se da tempo diversi bazar e supermercati cinesi hanno preso il posto di storici negozi comaschi, più recentemente abbiamo visto diffondersi a macchia d’olio nuovi negozi “made in China” che offrono il taglio dei capelli e le messe in piega a prezzi estremamente concorrenziali.Se all’inizio erano guardati con diffidenza, e spesso chi ci si recava portava da casa il proprio shampoo, ora queste attività sono frequentatissime dai comaschi. Anche perché, come testimonia un rappresentante di articoli cosmetici della città, i parrucchieri cinesi, che si sono adeguati alle richieste dei clienti con prodotti di marca e assumendo personale italiano, «sono diventati in poco tempo tra i migliori clienti oltre che formidabili pagatori».Se al ristorante cinese si è fatta l’abitudine da decenni – l’involtino primavera da tempo non è più una novità gastronomica e persino le mura del Teatro Sociale di Como ne hanno ospitato uno fino a pochi anni fa – la vera novità orientale di questi anni sono i diffusissimi centri massaggi, dove è possibile effettuare diversi tipi di trattamenti con poche decine di euro. In città se ne contano oltre quindici, molti dei quali aperti negli ultimi 12 mesi.Alcuni di essi hanno soppiantato attività che avevano servito intere generazioni di comaschi; pensiamo, ad esempio, all’esercizio cinese di viale Masia, che, ironia della sorte, ha sostituito il negozio di parrucchiere per uomini Marcellino. Ma non è tutto perché, come dimostrano le diverse tabaccherie e i bar passati sotto gestione cinese di recente, molte altre attività stanno facendo gola all’imprenditoria orientale. E non dimentichiamo che anche la nostra amata pizza, simbolo per eccellenza del “Made in Italy”, anche a Como viene spesso servita e cucinata da qualcuno nato a Pechino. Nella città che si è vista “mangiare” l’industria della seta proprio dalla Cina, la Margherita rischia di diventare particolarmente indigesta.

Maurizio Pratelli

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