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Cinema e palcoscenici chiusi, polemiche e proteste in città

Cultura in ginocchio anche a Como. Cinema e teatri chiusi a causa del decreto d’emergenza della presidenza del consiglio per arginare la pandemia sul Lario: chi vuole assistere a uno spettacolo o godersi un film deve andare nella vicina Svizzera italiana (finché potrà farlo, dato l’impennarsi della diffusione del virus).La presidente del Teatro SocialeFedora Sorrentino, in un lungo messaggio ai comaschi, ha ricordato l’ultimo spettacolo in scena domenica prima dello stop. La replica del Werther di Massenet, e quegli «occhi lucidi di tutti in un pomeriggio che doveva essere la giornata mondiale dell’Opera e che è diventata, nostro malgrado, l’epilogo che abbiamo tentato di scongiurare in ogni modo».E rimane l’amarezza dell’impotenza: «Noi siamo più grandi, di età, di esperienza, e dobbiamo avere le spalle larghe e il pensiero lucido per immaginare il futuro, ma non sappiamo come spiegarlo ai giovani, a chi sta investendo tutta la propria vita in un mestiere già difficile e rischioso di per sé, dove a volte non basta neanche il talento per vincere le sfide importanti». Si ha la consapevolezza, condivisa da tutto il mondo dello spettacolo lariano, di avere fatto il possibile per mettere in sicurezza pubblico e artisti: «Il Teatro è senso civico, coscienza, responsabilità a partire dalla vita e non dal palcoscenico» dice Fedora. Ma non è bastato. Proprio sotto il colonnato del Sociale ieri mattina è andata in scena una protesta pacifica del mondo dello spettacolo organizzata dal gruppo autonomo “Palestra Teatranti Como”. «Non è stata una chiamata alle armi – ha spiegato uno dei partecipanti, l’attoreStefano Annoni– Semplicemente ci siamo trovati a fare training teatrale, come avevamo preventivato da tempo al chiuso, ma all’aperto seguendo il distanziamento». E se c’è chi come l’attriceMiriana Ronchettilancia già i suoi appuntamenti di teatro on line come avveniva durante la precedente quarantena, c’è chi comeLaura Negrettiha appena debuttato sabato a Canzo con un nuovo spettacolo, “Like”, guarda caso sul distanziamento sociale e l’abuso dei social, e fa amare considerazioni: «Per il momento è game over, solo per il momento. Perché non potrei arrendermi nemmeno se lo volessi. Mi è impossibile. La parola “annullare” non è nel mio vocabolario. Mi rifiuto di accettare supinamente una politica che rende sacrificabile un settore, quello dello spettacolo dal vivo, che secondo tutte le evidenze scientifiche è in assoluto tra i più sicuri e virtuosi». Stessa lunghezza d’onda per la protesta su Facebook della scuola di danza comasca TBallet dell’étoilePaola Beltraminirivolta direttamente all’esecutivo: «La nostra scuola torna a essere vuota. Noi abbiamo fatto la nostra parte, Chi ci governa può dire lo stesso? Dovete provare vergogna. Noi per voi la proviamo»,

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