Ma ci vorranno mesi per il trasferimento degli ospiti da Prestino a TavernolaLa data del trasferimento dei profughi dal centro di Prestino a quello di Tavernola ancora non è nota. Passeranno mesi, probabilmente. Ma appena il Comune ha annunciato la volontà di riaprire la struttura di via Tibaldi, chiusa tre anni fa perché inadeguata, si è riacceso il dibattito in entrambi i quartieri.Prestino convive con immigrati e richiedenti asilo ospiti del centro di via Sacco e Vanzetti dal 2011. Ieri mattina, davanti al bar nel centro del quartiere, a poca distanza dalla struttura
di accoglienza, è stato sufficiente dire «il Comune vuole trasferire gli immigrati» per scatenare un confronto, anche acceso.Ermanno Albizzati vive a Prestino da 54 anni, per 30 ha fatto il volontario sulle ambulanze e ripete in continuazione di non essere razzista. «Va bene l’accoglienza e l’assistenza – dice – ma nel quartiere da tempo c’è chi ha paura a uscire la sera. E poi c’è anche il discorso delle malattie. Non sarebbe giusto isolare gli immigrati, soprattutto chi è in fuga dalla guerra, ma non può pesare tutto sulle nostre spalle».«Dovevano averli già spostati da tempo – dice Roberto Ditta – Personalmente non mi danno alcun fastidio, ma qui bisogna pensare prima agli italiani che sono al limite della povertà, che hanno perso il lavoro, che fanno la fame».Non è il pensiero di tutti, naturalmente. Anzi, qualcuno contesta un atteggiamento definito «razzista» e invita a riflettere sulle condizioni di migliaia di persone in fuga dai loro Paesi.«Questo è già da tempo un quartiere multietnico, gli immigrati ospitati nel centro di accoglienza non creano alcun problema – dice Adriano Camporini – La difficoltà, piuttosto, è che vengono lasciati per mesi nelle strutture senza fare nulla. Anche in Svizzera ci sono i profughi, ma sono seguiti meglio e non li trovi per strada a chiedere l’elemosina».«Ci sono molti comaschi che hanno bisogno di aiuto e sostegno e bisogna pensare anche a loro – dice Domenico Rampello – Probabilmente gli extracomunitari nel centro di accoglienza non fanno nulla di male, però nel quartiere molti hanno paura».A Tavernola, il centro di accoglienza di via Tibaldi è chiuso e abbandonato. Tra i residenti negli edifici circostanti non c‘è molta voglia di parlare. «Riaprirlo? No, grazie», ripetono alcuni. Altri scuotono la testa: «Se hanno deciso lo faranno, non possiamo farci nulla». Non manca naturalmente il fronte opposto.Tra i residenti di Tavernola, molti fanno riferimento agli anni in cui il centro attivo in via Tibaldi era aperto e ripetono: «Gli ospiti del centro non hanno mai creato alcun problema, che lo riaprano pure».Anche se poi, a denti stretti, qualcuno chiosa: «Certo, forse sarebbe meglio se aiutassero di più gli italiani».
Anna Campaniello
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