Clemente Rebora, gli anni comaschi del poeta

Poesie, prose e traduzioni è l’atteso “Meridiano” che Mondadori ha dedicato al poeta Clemente Rebora. Il volume raccoglie per la prima volta tutto ciò che Rebora ha pubblicato fino al 1930, quando entra nell’ordine dei rosminiani: poesie, prose, traduzioni (da Andreev, Tolstòj, Gogol’, oltre ai testi poetici dati alle stampe successivamente. Curatrice del volume è Adele Dei.Sempre «sul filo della spada», come intitola il suo saggio introduttivo la Dei, si è mossa la vita del poeta e religioso. Che ebbe non pochi legami biografici con il Lario. Nel 1907 trascorre 15 giorni agostani a Menaggio con la famiglia, troncati da una «invincibile disperazione». Nel 1909 è di nuovo a Loveno in una cameretta, «deliziosissimo eremo», «solo e isolato da non sentirmi nemmeno gridare» dove alterna studio e l’amata attività escursionistica in montagna. Sono momenti drammatici di crisi spirituale, come racconterà all’amico rosminiano Enzo Gritti: «Salita sul monte sovrastante (m. 1800) dove, scoperto il petto, pensa di procurarsi un malanno mortale. Nello scendere, mangia coscientemente funghi velenosi».La mattina dopo, scriverà centinaia di pagine della sua tesi di laurea su Romagnosi.Uno spirito tormentato, Rebora, diviso tra esaltazione e mortificazione: «Mi sbatto nel contrasto fra l’eterno e il transitorio», scriverà nel 1911. Ed è da Loveno che scrive un’importante lettera al padre Enrico il 22 ottobre 1909, dopo che il genitore lo aveva apertamente accusato di scarsa sollecitudine verso i sentimenti familiari: «Io sto con Buddha Cristo Dante Bruno (veggansi gli heroici furori) Vico Alfieri e Leopardi (…) Solamente rivendico come uomo la mia interezza di coscienza e di volontà, custodita e rafforzata tenacemente e spartanamente».Rivedrà il lago dopo la devastante esperienza della guerra con l’amore della sua vita, la pianista russa Lidia Natus, nel settembre del ’16. Sarà di nuovo a Como nel 1918 per ricominciare con «insofferenza e stanchezza» a insegnare nelle scuole tecniche statali, prendendo una camera d’affitto «per evitare i disagi del pendolarismo» con Milano. Farà di nuovo una breve vacanza ad agosto 1924 a Moltrasio. Dove tornerà in piena conversione nel ’28 e nel ’29. Nel ’34, ’37 e ’38 eccolo a Pusiano, per gli esercizi spirituali. E a Como tornerà nel 1940 per tenere un corso di esercizi per gli studenti della Cattolica.