Categories: Economia

Cna punta su formazione e ricerca. Ieri l’assemblea annuale degli artigiani

Benati: «Decisivo il ruolo dell’Unione Europea per le Pmi»

Economia, occupazione, innovazione e crescita. Sono solo alcuni dei temi forti affrontati ieri pomeriggio durante l’assemblea annuale di Cna del Lario e della Brianza che si è svolta nella sede di Comonext a Lomazzo. Si è inoltre discusso del ruolo fondamentale dell’Unione Europea nei confronti delle piccole e medie imprese.«Cna vuole innanzitutto concentrare il suo lavoro sul fronte della formazione – spiega il presidente di Cna del Lario e della Brianza, Enrico Benati – per noi rappresenta un asset strategico. Abbiamo bisogno di formazione in tutti i campi e in particolare modo nel manifatturiero. E per questo dobbiamo saper sfruttare tutte le opportunità che le istituzioni mettono a disposizione per imprimere un’accelerazione a questo aspetto». Decisivo, come detto, il ruolo dell’Europa. «Cna ha un ufficio a Bruxelles dal 1986 – dice Elisa Vitella, responsabile della sede di Bruxelles – Da 30 anni garantisce la presenza del sistema Cna in Europa e lavora per fare rappresentanza. Ovvero per essere pronti a intervenire in fase decisionale a livello europeo. Rappresentiamo quel patrimonio che è costituto dalle piccole e micro imprese che hanno fatto grande il territorio».Cna ha inoltre stilato una serie di proposte rivolte alle istituzioni europee, che partono dalla necessità di aprire un dialogo con Bruxelles e costruire un “cantiere Europa” sulle grandi sfide che attendono l’Italia e l’intero sistema economico e sociale di cui l’artigianato e le micro e piccole imprese costituiscono una parte fondamentale.«Sono 4mila le imprese iscritte e 2mila i pensionati – continua sempre il presidente Enrico Benati – abbiamo oltre mille cittadini sostenitori. I numeri confermano la nostra presenza sul territorio. Nel 2018 registriamo una crescita di 500 pensionati, quasi un 25% in più, ma a questa soddisfazione si affianca la preoccupazione di annotare un saldo negativo di 65 imprese, l’1,5%, una cifra che sembra irrisoria ma non lo è».

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