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Coldiretti lancia l’allarme inflazione sui prodotti

Scommettere su territorio, politiche green e filiera corta“per arginare le montagne russe di un’inflazione che, negli ultimi anni, ha visto contraccolpi sempre più imprevedibili ed estremi”.

Lo rimarcaFortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco, nell’osservare come anche oggi i prezzi dei prodotti base dell’alimentazione abbiano raggiunto a livello mondiale livelli marcati, pari al massimo da quasi dieci anni, trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali. A tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 36,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, ma va anche segnalato il balzo del 10% nelle quotazioni della carne.

“Sono gli effetti delle manovre finanziarie sul cibo che stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi”rileva il presidente. Il quadro è confermato dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione dei dati ISTAT sull’inflazione a maggio sulla base dell’Indice FAO dei prezzi delle materie prime agricole dello stesso mese. Si tratta del risultato di un anno di aumenti consecutivi con l’indice FAO che ha raggiunto un valore medio di 127,1 punti, che costituisce un incremento del 39,7 percento rispetto a maggio 2020.

“Con la pandemia– continua Trezzi –si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione. L’emergenza Covid sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime che registrano il +80% per la soia ed il +50% per il mais mettendo in crisi soprattutto gli allevamenti di bovini e di suini che hanno già a che fare con la crisi che sta colpendo, a causa delle continue chiusure che si sono verificate nei mesi scorsi, la ristorazione dove le nostre pregiate carni trovavano lo sbocco principale. Per questo occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle affinché i prezzi riconosciuti agli allevatori non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime”.

L’aumento delle quotazioni conferma che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro. Le sfide e i progetti del PNRR per l’agroalimentare rappresentano una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale che potrà offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni.

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