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Comasco lancia la dieta per mantenere i denti sani

Denti e bocca sani, a prova di bacio e di ritratto fotografico? Un obiettivo più che possibile, se si segue una dieta adeguata. Perché spazzolino e filo interdentale, pur alleati essenziali, da soli non bastano. È la ricetta – o meglio il sistema articolato di consigli che mette a fuoco ciò che mangiamo in funzione del presente e del futuro del nostro sorriso – contenuto in un libro presentato sabato pomeriggio a Como,La dieta del sorrisodel professore dell’Ateneo dell’Insubria di Como e medico comasco Luca Levrini appena edito da Mondadori.  Qualche dato.  La nostra bocca è ben più affollata di piazza Cavour a sa

© @antonio_nassa | . Luca Levrini.

n Silvestro.  Un millimetro di placca contiene 200 milioni di batteri. Il 90% della popolazione adulta è affetta da gengiviti (infiammazione della gengiva) e dalle più temibili parodontiti (infiammazione dell’osso che sostiene il dente). Il 90% degli aliti cattivi del pianeta non è dovuto a problemi digestivi ma appunto dentari. Una corretta dieta orale, correlativo oggettivo di una altrettanto essenziale igiene, diventa grazie a questo libro  un percorso virtuoso e motivante che non implica dolorose rinunce, anzi, dato che l’obiettivo è la salute complessiva della persona, di qualsiasi età essa sia. Levrini suggerisce nella sua accurata casistica su basi rigorosamente scientifiche “ad alto rischio” per le patologie della bocca i pasti che terminano con l’adozione di bevande zuccherate, vino, frutta, alcolici o dolci (mai come in questo periodo dell’anno la nostra bocca rischia di trasformarsi in un campo di battaglia), mentre “a basso rischio” sono i pasti in cui abbonda l’assunzione di acqua e formaggio (che rinforza i denti) e probiotici come lo yogurt. Così come utili alleati sono alimenti che contengono omega 3 (pesce ad esempio) e polifenoli  (caffè compreso, se assunto senza zucchero). La logica è limitare all’inizio o in mezzo al pasto principale l’adozione di cibi a rischio. E va ridotto non solo per la pancia ma anche a favore dei denti il numero degli spuntini fuori pasto. Tè, liquerizia e succo di limone colorano i denti. Il miele, se diluito ad esempio nelle tisane, fa benissimo. Amici della bocca sono pane e pasta e riso integrali, i latticini con basso contenuto di grassi, proteine di carni magre  e abbondanti bevute di acqua. Nel libro ci sono anche miti sfatati. Il cioccolato fondente oltre il 70% e il cacao amaro ad esempio riducono la formazione della placca. A patto che il cacao sia davvero amaro. E poi ci sono gli amici veri, quelli per la vita. “Frutta e verdura salute sicura” (sono autentici killer per la placca, la madre di tutti i tartari e di tutte le carie) non è solo uno slogan da imparare fin dalla più tenera età ma un mantra che allontana il più possibile lo spettro della dentiera e di interventi invasivi quanto costosi. “Le patologie odontoiatriche sono di tipo comportamentale  – commenta Levrini- Ce le tiriamo addosso, insomma. Inserire in questa logica abitudini virtuose è un principio preventivo semplice e facile. Allontaniamoci dallo scorretto consolidato principio che gli zuccheri sono dannosi e fanno venire la carie. Ci sono zuccheri dannosi e altri no. La logica è partecipazione attiva al consumo dei “funcional food” che sono al top nei google trends dei prossimi 10 anni: quello che mangio mi deve far bene. E di cibi così ce ne sono tanti, primo fra tutti il formaggio e i latticini. Una delle consapevolezze prime da avere quando si mangia qualcosa è che il ph della saliva scende a livelli acidi, l’abbassamento perdura per 40 minuti e scioglie lo smalto superficiale. Poi si può riparare,  per cui devo fare in modo di mangiare cose che nutrono il dente. Si dice “sei quello che mangi”: io lo ribalto. Mangia quello che sei, il formaggio ad esempio ripara lo smalto  che ha vissuto momenti critici: come dicevano i nostri nonni, “la buca l’è minga straca se la sa no de vaca”. Se lo smalto è forte, la carie non si forma e i denti sono meno sensibili al caldo e al freddo”. “Nella piramide alimentare classica – dice ancora Levrini – i cibi virtuosi sono alleati di una vita attiva in cui si fa esercizio fisico. Lo stesso avviene per la bocca. Se si mangia bene e si lavano i denti spazzolandoli non mi ammalerò mai di gengivite e di carie. Ma dobbiamo pensarci da piccoli e qui entra il ruolo fondamentale dei genitori e della scuola. I bambini sono i più deboli e più esposti. Trovo grave che nelle scuole oltre che educare alla corretta merenda non si educhi all’igiene orale. Un’ultima cosa. Il libro è stato scritto dopo l’Expo, evento mondiale dedicato all’alimentazione in cui però la gente non è stata “attore” consapevole rispetto ai temi del cibo virtuoso. Abbiamo mangiato, ma non cucinato. Non siamo stati adeguatamente coinvolti nella riflessione sulle relazioni strette fra cibo e salute. Ed  è ora di farlo: mangiare bene serve anche a stare bene. Occorre quindi un salto di qualità culturale collettivo”.

L.M.

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