Como, crisi nel settore tessile: in difficoltà le imprese locali | I costi energetici sono una mazzata

Serranda chiusa - CorrierediComo.it (Fonte Pixabay)
Le aziende con sede a Como navigano in pessime acque: si stimano perdite di circa 5,5 milioni, e 55 posti di lavoro sono già sfumati nel nulla.
Nonostante rappresenti uno dei più fulgidi fiori all’occhiello del Made in Italy, il settore tessile sta attraversando una profonda crisi strutturale.
Secondo Confartigianato, infatti, la produzione nel campo della moda ha registrato un calo complessivo del 12,7% nel primo bimestre del 2025, raggiungendo così il venticinquesimo mese consecutivo di flessione negativa.
D’altronde, le esportazioni sono scese del 6% su base annua, con picchi critici nei mercati extra-UE: a pesare sono tanti fattori, dalla riduzione del potere d’acquisto globale alle preferenze verso i giganti asiatici, senza dimenticare l’aumento dei dazi imposti dall’Amministrazione Trump.
A questi fattori si aggiungono anche i costi energetici elevati, che colpiscono un comparto ad alta intensità termica ed elettrica: nonostante gli investimenti nelle tecnologie a basso impatto, molte aziende faticano a sostenere la transizione, e l’ultima vittima sembrano essere le storiche aziende di Como.
La crisi nel settore tessile colpisce Como
In particolare, una storica azienda del comasco ha annunciato una perdita di 5,5 milioni di euro, e di esser stato costretta ad avviare una procedura di licenziamento collettiva che ha coinvolto, almeno finora, una cinquantina di dipendenti.
Il personale, quindi, verrà ridimensionato da 470 a 420 unità, con uscite volontarie concordate con i sindacati Filctem CGIL e Femca CISL dei Laghi. La preoccupante crisi riflette le difficoltà dell’intero comparto, compreso il settore del luxury, che non è stato risparmiato dal calo della domanda e dagli ingenti costi di gestione. Ma quali sono le prospettive per la restante forza lavoro?
Il futuro delle aziende comasche tessili
Le proiezioni nel breve termine per i dipendenti, purtroppo, non appaiono affatto incoraggianti. Nonostante l’impegno per garantire dignità e supporto ai lavoratori coinvolti nella transizione, la ricollocazione degli stessi nel medesimo settore appare poco probabile, considerata la contrazione dell’intero mercato del tessile.
Il rischio è che buona parte della forza lavoro, specialmente la percentuale ormai prossima alla pensione, sia costretta a reinventare il proprio percorso professionale in altri settori, o quantomeno in un contesto analogo, ma poco favorevole. Senza interventi strutturali decisivi e politiche industriali mirate, infatti, il comparto tessile italiano rischia di perdere nei prossimi anni altri pezzi importanti della sua identità.