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Como li aiutò durante la guerra, il grazie di 4 giovani bosniaci

Solidarietà – Melkisa, Alma, Dzenisa e Avdo sono tornati per ritrovare i comaschi che li ospitarono quando scoppiò il conflitto nell’ex JugoslaviaRitorno a Como per quattro ragazzi bosniaci dall’infanzia segnata dalla guerra e dalla vita in campo profughi. Ritorno alla città che tra il 1993 e il 1997, con la collaborazione delle Acli, ha dato loro e a altre decine di bambini la possibilità di sottrarsi alla difficile situazione della guerra nei Balcani. Melkisa, Alma, Dzenisa e Avdo, ormai adulti, sono tornati per ringraziare le famiglie della provincia di Como che per brevi periodi li hanno ospitati non come rifugiati politici ma comefigli e figlie, fratelli e sorelle.Ieri, la delegazione formata dai quattro si è incontrata con il vicesindaco Silvia Magni e il presidente del consiglio comunale Franco Fragolino, a Palazzo Cernezzi, portando sia i racconti della loro esperienza da rifugiati, sia quelli di quando erano ospiti delle famiglie comasche. Famiglie che, al tempo, non si erano impegnate solo a dare ospitalità a questi e a tanti altri ragazzi, ma anche a organizzare spedizioni di medicinali e beni di prima necessità durante e dopo le ostilità. Il tutto con l’aiuto di diverse associazioni volontaristiche come Acli.«È sorprendente come i legami siano rimasti nonostante gli anni. Ma la cosa ancora più bella – ha dichiarato Luisa Seveso, presidente provinciale dell’Acli – è che sebbene la guerra abbia lasciato solchi profondi negli animi di questi quattro ragazzi, c’è evidente spazio per costruire sempre qualcosa di positivo. Vederli, dopo così tanti anni, laureati e affermati, nonostante la situazione che il loro Paese sta ancora vivendo, riempie di gioia».Tanta soddisfazione nella parole della Seveso per aver contribuito alla ripresa di una vita normale per i bambini, oggi uomini e donne, colpiti dalla guerra. Un contributo, uno sforzo umanitario che, come ha ricordato il vicesindaco Magni nel discorso iniziale, è parte integrante della natura della città di Como è che non deve venire meno. «La pace non corrisponde con la fine della guerra – ha detto la Magni – La pace è una situazione sociale, caratterizzata da giustizia, equità e collaborazione. Garantire il benessere psicologico e materiale ad ogni persona: questa è la pace».Franco Fragolino, dando il suo personale benvenuto agli ospiti, ha ringraziato le associazioni attive nel campo dell’assistenza umanitaria in ex Jugoslavia sottolineando come per Como «sia un punto d’onore poter contare su organizzazioni e gruppi che ancora dopo tanti anni non hanno scordato i testimoni di una terribile tragedia come la guerra nei Balcani».Il viaggio Melkisa, Alma, Dzenisa e Avdo non si limiterà a Como e provincia. In settimana, il loro programma prevede una breve visita in Toscana, per tornare a Casale Marittimo, altro comune che, al pari di Como, ha svolto un ruolo di accoglienza fondamentale in tempi bui come quelli della guerra in ex Jugoslavia.

Matteo Congregalli

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