Solidarietà contro repressione. Pugno di ferro contro politiche di accoglienza. Il dibattito sul degrado nei centri storici e nei grandi agglomerati urbani, ormai da anni, si svolge lungo un doppio binario. Come se le possibili risposte fosse comunque obbligate. Quasi certamente non è così. Ma succede. E anche a Como – in un passato molto recente – si è assistito a una discussione dai toni forti sulle scelte da fare per limitare (quando non cancellare del tutto) la presenza di senzatetto o persone in difficoltà nelle strade e nei luoghi pubblici. Non si è ancora spenta l’eco della polemica esplosa nel dicembre del 2017 quando, a seguito di un’ordinanza firmata dal sindaco Mario Landriscina, la polizia locale allontanò i volontari del “gruppo colazioni” della Caritas che da sette anni portavano latte caldo e biscotti, al mattino, ai disperati che trovavano rifugio sotto i portici della chiesa sconsacrata di San Francesco.All’epoca Landriscina parlò di un «malinteso», si difese dicendo che l’ordinanza era stata modulata sulle disposizioni del decreto Minniti e promise di incontrare tutte le associazioni di volontariato operanti sul territorio: «Non voglio passare per il sindaco più cattivo d’Italia, perché non sono così», disse lo stesso Landriscina.Ma pochi mesi fa, in consiglio comunale, è andata in scena un’altra battaglia tra “rigoristi” e “aperturisti”, tra fautori dell’ordine a tutti i costi e sostenitori di politiche più solidali.Lo scontro si è acceso sul nuovo regolamento di polizia locale, passato alla fine con i voti della Lista Rapinese ma senza quelli di Forza Italia.Un regolamento che entrerà in vigore tra qualche giorno, a tre mesi cioè dalla sua approvazione.A proposito d quanto è stato denunciato dai commercianti del Mercato coperto e della situazione difficile che si è venuta a creare nuovamente sotto i portici di San Francesco, il nuovo regolamento è chiaro.L’articolo 4.9 vieta «l’accattonaggio molesto». L’articolo 8.1, lettera f, vieta di «lordare, anche espletando bisogni fisiologici o espettorando a cielo aperto, gli arredi urbani e gli spazi pubblici, utilizzarli in modo improprio, dormire o accamparsi vicino a monumenti o sui gradini di accesso degli edifici prospicienti la pubblica via, sdraiarsi sul suolo pubblico ad eccezione dei parchi pubblici e delle spiagge» (curiosamente, le stesse norme sono poi ribadite all’articolo 10.5, lettere a, c ed e).Non è invece chiaro come possa intervenire la polizia locale. Nel regolamento si parla soltanto delle sanzioni con un richiamo al Testo unico degli enti locali: da 25 a 500 euro di multa per i trasgressori, che la giunta comunale può decidere di ridurre. Tanto rumore per nulla, forse. Ma questo si potrà scoprire soltanto tra qualche giorno.
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