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Concorso dei vigili: chiamato in causa l’ex assessore del Comune

Un altro ex componente della giunta, Paolo Gatto, sceglie invece di non parlare di fronte al collegio del Tribunale. Si torna in aula a novembreIl testimone: «Sì, ricevetti le tracce da un collega. Gli chiesi da chi le avesse avute e mi parlò di Scopelliti»«Sì, Bruno Polimeni sapeva le tracce del concorso dei vigili. Io gli chiesi da chi le aveva avute. Mi rispose dall’allora assessore Francesco Scopelliti».È stato questo, per voce di un agente della polizia locale, il passaggio saliente dell’udienza che si è svolta ieri mattina al palazzo di giustizia di Como, con al centro dell’attenzione il concorso per un posto da vigile urbano del corpo di Como che andò in scena nel novembre 2007.Concorso che per la Procura di Como– pubblico ministero Massimo Astori – fu truccato in quanto alcuni concorrenti, già prima di sedersi sui banchi della prova scritta, sapevano le tracce che sarebbero state sottoposte.A processo, per quella vicenda, sono finiti il comandante dei vigili di Como, Vincenzo Graziani, l’allora capo di gabinetto di Palazzo Cernezzi, Tullio Saccenti, Antonella Rosati, funzionaria della Regione e membro della Commissione giudicatrice del concorso per un posto da vigile urbano, Alessandra Saccenti (segretaria della Commissione) e il vigile Bruno Polimeni.Scopelliti, ex assessore alla Sicurezza, verrà così sentito in aula nella prossima udienza, in programma il 12 novembre.Per la verità, l’ex assessore avrebbe dovuto essere ascoltato già ieri mattina, ma l’impedimento del suo avvocato (impegnato in un altro processo a Pescara) ha fatto rinviare tutto al mese prossimo. Scopelliti è tuttora indagato con l’accusa di false dichiarazioni al pubblico ministero proprio in relazione a questa vicenda. Fascicolo che è rimasto congelato in attesa della conclusione del processo principale relativo al concorso.Sempre ieri, di fronte al collegio di Como, si è seduto un altro ex assessore, Paolo Gatto, indagato a sua volta a Brescia per l’accusa di «rivelazione di segreti d’ufficio» sempre in relazione a questo concorso. Gatto, tuttavia, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Nella precedente udienza, una teste l’aveva chiamato in causa raccontando che la sera prima della prova scritta valida per il concorso Gatto si era presentato a casa sua per parlarle delle tracce. Tracce che, sentendo i testi sfilati ieri mattina, sapevano un po’ tutti. A rivelarle, sempre secondo il racconto dei presenti al concorso, fu Bruno Polimeni tramite un sms inviato la sera prima dell’esame con scritto: «Chiamatemi urgentemente, munitevi di carta e penna». Quella carta e quella penna servivano per appuntarsi le tracce dei temi, una delle quali poi estratta. La giornata è stata chiusa dallo scambio di battute tra un testimone – un agente della polizia locale che aveva un figlio e un nipote iscritti al concorso – e il giudice del collegio. Il vigile – indagato per favoreggiamento – aveva dichiarato di non sapere le tracce dei temi, e proprio per questo finì nel mirino della Procura. Salvo poi venire prosciolto dopo la ritrattazione: «Sì, avevo parlato delle tracce dell’esame». Ieri la nuova e ultima versione («Sì, avevo parlato delle tracce che seppi però dopo il concorso e non prima»), posizione che ha fatto arrabbiare i giudici: «Prima ha reso una versione, poi una contraria alla prima, e ora una terza contraria alla seconda – ha detto il presidente Vittorio Anghileri – Siamo in un palazzo di giustizia, non al bar».

Mauro Peverelli

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