(ANSA) – MILANO, 19 MAR – La Corte di Appello di Milano ha confermato una precedente ordinanza del novembre scorso, ribadendo che alla madre “intenzionale”, che ha riconosciuto il figlio davanti all’Ufficiale dello stato civile insieme alla compagna unita civilmente, “spettano i diritti all’astensione dal lavoro, a parità di condizioni con ogni altro genitore”, ossia “congedo parentale e per malattia del figlio”, come nella vicenda oggetto del procedimento. Lo rende noto l’Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford, che ha seguito il caso con i legali Valentina Pontillo, Francesca Romana Guarnieri, Giovanni Mascheretti e Francesco Rizzi. In particolare, si legge in una nota, i giudici hanno respinto “l’appello proposto da ATS Milano avverso l’ordinanza del 12 novembre 2020”, perché “il diniego” dei diritti di astensione al lavoro “da parte del datore di lavoro costituisce una discriminazione in ragione dell’orientamento sessuale”. La Corte di Appello milanese ha anche riconosciuto “alla lavoratrice un risarcimento del danno non patrimoniale per la discriminazione subita, quantificato in 5mila euro”. In attesa di leggere le motivazioni, “Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford auspica che questo precedente chiarisca, per tutte le aziende pubbliche e private, l’obbligo di parità di trattamento che già sussiste nel nostro ordinamento per le coppie di genitori dello stesso sesso e rinnova la sua disponibilità a interloquire con le aziende per assicurarne il rispetto”. (ANSA).
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