(m.pv.) Secondo la tesi dell’accusa, una società brianzola avrebbe «integralmente riprodotto» un macchinario medico utilizzato per l’analisi tridimensionale della cute. Un prodotto creato da una società di Dublino. Per questo motivo a processo è finito l’amministratore unico, un 50enne di Milano che avrebbe «indotto in inganno i compratori» in quanto anche il nome commercializzato era molto simile a quello della società irlandese. Sarebbero una trentina i macchinari incriminati finiti
sul mercato, del valore unitario di 7.800 euro. Il dibattimento si è aperto ieri mattina in Tribunale a Como (pm Vanessa Ragazzi) e proseguirà in marzo.
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