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Coronavirus, la psicosi del contagio e gli effetti collaterali in città

Coronavirus, nessuno in apparenza sembra avere timore del contagio ma in città c’è però chi prende comunque delle precauzioni. Accorgimenti che, va detto, non hanno alcuna giustificazione plausibile dal punto di vista sanitario visto che il capoluogo è tutt’altro che vicino al focolaio del virus influenzale che spaventa il mondo, ma che hanno un effetto molto potente a livello psicologico. Ecco allora che le mascherine antismog o meglio in questo caso anti contagio sono esaurite. A confermarlo Emanuele Barzon che lavora alla Casa della Gomma, un negozio di Como specializzato in abbigliamento da lavoro e antinfortunistica. «Da una decina di giorni vendiamo mascherine come mai prima – spiega Barzon – al punto da aver esaurito le scorte di dispositivi P2, che indicano una media protezione. Le abbiamo finite in pochi giorni, vendendole a persone di ogni genere ed età. Una signora di Milano ne ha appena prese cinque. In effetti fin dal diffondersi delle prime notizie allarmanti in arrivo dalla Cina abbiamo notato questo fenomeno, ovvero di un intensificarsi nelle vendite delle mascherine». Queste protezioni costano dai 2 ai 5 euro. Si sconsiglia invece di comprare o usare le mascherine con le valvole, perché in caso di starnuto lasciano passare le particelle. E che la psicosi si stia diffondendo a tutti i livelli viene sottolineato ancora una volta. «Non esiste una fascia di età che ha chiesto con maggior insistenza queste protezioni ma qui da noi sono venuti un pò tutti, a partire dai più giovani». Ulteriore conferma arriva anche dalle farmacie della città. «La domanda di mascherine è aumentata – spiega il dottore Giorgio De Filippis dell’omonima farmacia – Se per certi versi è parzialmente ingiustificata questa paura va però detto che sicuramente in periodo di influenza e altri virus è comunque una buona precauzione a livello generale». Un ulteriore effetto collaterale del Coronavirus è la diminuzione della clientela negli esercizi commerciali cinesi. «Da una settimana abbiamo meno clienti, sia a pranzo che a cena – spiegano dal ristorante cinese Pechino di Como – noi non abbiamo alcun rapporto con aziende cinesi, tutti i nostri rifornimenti arrivano da un noto grossista della provincia di Como. Quindi i timori sono infondati, ma il calo di clientela è evidente. Lo notiamo noi, a Como, ma ce lo confermano anche connazionali del Milanese». E in effetti a Milano e nell’hinterland i primi dati disponibili parlano di un calo, negli ultimi giorni, del 20% nelle prenotazioni di tavoli.«Qui a Como non è ancora possibile dare una percentuale ma in ogni caso abbiamo notato fin dai primi giorni dallo scoppio dell’allarme a livello globale, questo fenomeno di riduzione nel giro di affari», aggiungono dal ristorante. Un’influenza negativa che invece non sembrano aver dovuto sopportare, almeno in base ai titolari dei negozi sentiti, le attività di estetista e parrucchiere di nazionalità cinese.

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