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Corte dei Conti, i dubbi sull’inchiesta. Il cantiere rischia però la paralisi

Si colora di giallo la lettera spedita a una quindicina di indirizzi dalla Regione Lombardia e in cui sono riassunte le osservazioni della Corte dei Conti sul “Muro di Como”. Una lettera anomala, che da giorni fa discutere tecnici e legali di Palazzo Cernezzi (e non solo). Vediamole, queste stranezze. Tentando di comprendere se, e come, potranno influire sul cantiere, la cui riapertura era stata ipotizzata per il prossimo autunno.I destinatariPrima questione: perché la Corte dei Conti

non ha scritto direttamente alle persone coinvolte e ha invece delegato alla Regione il compito di comunicare l’inchiesta in corso?La procedura sembra non avere precedenti. In simili occasioni, i magistrati contabili hanno infatti “avvisato” i soggetti interessati senza alcun intermediario.La cifraSeconda questione: gli importi contestati. Nella lettera della Regione è indicata in modo preciso la somma di 2,878 milioni di euro. Si tratta dell’importo stabilito a copertura del cosiddetto “accordo bonario” intercorso tra il Comune e la Sacaim e relativo alle maggiori spese del cantiere. Un accordo ratificato da una conferenza dei servizi. L’anomalia è forte perché questo accordo non è mai stato liquidato. In sostanza, le parti hanno raggiunto sì un’intesa per riconoscere – attraverso una variante – i costi in più sostenuti dall’impresa appaltatrice. Ma i soldi non sono mai stati versati. La domanda è ovvia: come può la Corte dei Conti parlare di danno erariale se l’atto amministrativo non è stato mai perfezionato? Peraltro, sembra che l’accordo non costituisca nemmeno un titolo di credito certo. Non ci sono somme a residuo passivo relative a questa intesa, tanto è vero che una speciale convenzione, da stipulare in questi giorni con la Regione, avrebbe dovuto garantire il versamento al Comune dei fondi necessari sia all’accordo bonario sia al completamento del cantiere.Una convenzione che, a questo punto, potrebbe diventare un problema, almeno sino a quando l’inchiesta della Corte dei Conti non si sia conclusa definitivamente.La scadenza dei terminiCome spesso accade, la procura contabile potrebbe aver inviato una comunicazione con l’obiettivo di interrompere i termini della prescrizione.In casi del genere, infatti, è prassi da parte della Corte dei Conti segnalare, anche nella fase ricognitiva, l’avvio dell’inchiesta in modo da evitare il decorrere dei 5 anni oltre i quali non è più possibile chiedere il risarcimento dei danni.I pagamentiDi certo c’è che sin qui non è stato pagato nulla a Sacaim che non fossero gli stati di avanzamento delle opere effettivamente realizzate. Resta il dubbio su quale sia il danno erariale individuato dai magistrati contabili.

Da. C.

Redazione

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